Una situazione paradossale, alla quale il calcio italiano sembrava aver trovato rimedio, prima di ricadere nuovamente nel baratro: come fronteggiare l’emergenza Covid? Emblematico il caso Juventus-Napoli in programma ieri e mai disputata, con tanto di intervento dell’ASL Napoli, ma non solo. Senza contare la situazione relativa al Genoa. A dire la propria sull’argomento è intervenuto anche il presidente biancoceleste Antonio Gozzi, che ha parlato in diretta ai microfoni della trasmissione ‘Derby del lunedì’ di Telenord: “Alla situazione nella quale ci troviamo credo vada posto rimedio rapidamente perché oggi si è perso il controllo, non si sa cosa si deve fare. Come abbiamo potuto vedere, c’è il rischio di squadre che non vanno a giocare perché lo impone l’ASL e perdono a tavolino. Il tema competenza regionale della sanità è la complicazione. Dopo un lavoro lunghissimo il Governo, il Ministero salute, il Comitato tecnico-scientifico e il ministero dello Sport hanno stilato un protocollo che ha funzionato per la fine dello scorso campionato e improvvisamente non funziona più alla ripresa perché ci sono ASL che decidono di fare diversamente da quanto disposto dal protocollo. Forse quel protocollo, tenuto conto delle competenze regionali, si doveva discutere in una conferenza Stato-Regioni. Però le regole c’erano. Sofferte, discusse ma c’erano. Si è deciso di non tenerne conto e di applicare nuove regole secondo la discrezionalità delle ASL, il che crea, in un campionato nazionale, il rischio di disparità di trattamento. Salta la par condicio necessaria”.
Il Presidente ha parlato anche dell’eventualità di dover fronteggiare una situazione simile in Serie B: “Noi continuiamo a far tamponi ogni 4 giorni come da protocollo, naturalmente in una situazione di contagio in salita come quella nella quale ci troviamo c’è il rischio di trovarsi in situazioni complicate, come quella del Genoa. Qualche positivo c’è stato, ad esempio ad Ascoli. Per ora le cose non hanno presentato la gravità vista in A, ma potrebbe succedere. Nell’assemblea di Lega abbiamo discusso che in presenza di un positivo nel gruppo squadra, tutto il gruppo squadra deve andare in quarantena secondo il protocollo. Questo non è successo nel caso del Genoa. Per decisione dell’ASL i giocatori sono stati liberati dall’obbligo di quarantena e ognuno è tornato a casa propria. Noi avevamo trovato il luogo e il modo per poter fronteggiare un’ipotetica quarantena per tutto il gruppo squadra. Invece se c’è un positivo e si può andare a casa, allora tanto vale…”.
Antonio Gozzi ritiene davvero “che oggi sia giunto il momento di sedersi di nuovo tutti intorno a un tavolo. Se ricordate, il tema riguardante il diverso trattamento da regione a regione è stato una delle grandi questioni della pandemia: la situazione riguarda una specie di terra di nessuno sulla quale bisognerà ragionare”.
Infine, un monito per il calcio italiano in generale: “Ognuno pensa a sé ma in questo modo non si va da nessuna parte. Una delle ragioni delle crisi del calcio italiano degli ultimi 15 anni è stata innanzitutto la crisi di gestione, di governance e di autorevolezza delle società e dei presidenti. Succedono queste cose perché si sono commessi errori e perché non si tiene conto di un sistema valoriale che fa parte dello spettacolo. Non possiamo illuderci di aver un fenomeno di massa che diventa esclusivamente business. Valori come la par condicio, la serietà e la tutela della salute dei calciatori sono valori che devono precedere le nostre attività”.