Si chiama Diego il primo ventilatore polmonare completamente meccanico prodotto al mondo.
L’idea è profondamente rivoluzionaria e risolve con un vero e proprio colpo di genio una lunga serie di problemi legati alla produzione, all’acquisto e al trasporto dei ventilatori polmonari, che sono stati fondamentali durante la fase più drammatica della pandemia di Coronavirus in Italia e nel resto del mondo.
Fortunatamente i numeri dei positivi oggi sono estremamente ridotti rispetto a qualche mese fa e anche nella nostra regione pochissimi i pazienti positivi che necessitano del ricovero, ma il pericolo di una nuova ondata non è affatto scongiurato e, di certo, sarà necessario farsi trovare preparati.
A realizzare il prototipo del nuovo ventilatore polmonare sono stati Luciano Fadiga (professore di Fisiologia e direttore di Neurofisiologia Traslazionale dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova), con la collaborazione di Giulio Sandini (professore di Bioingegneria a Genova e Founding Director dell’IIT) e di Diego Torazza (ingegnere e progettista dell’IIT).
I tre sono stati in grado di realizzare un respiratore polmonare del tutto privo di componentistica elettronica, che funziona esclusivamente grazie a parti meccaniche e alla forza di gravità.
Il pallone che si gonfia e si sgonfia, proprio come fa un vero polmone aiutando i pazienti a respirare, funziona grazie a un semplice peso che viene posizionato su una leva per comprimere il pallone stesso e successivamente sollevato per fare in modo che il pallone si rigonfi proseguendo l’alternanza di inspirazioni ed espirazione.
L’elettricità che serve a muovere l’intero meccanismo viene fornita direttamente dalla rete elettrica, da una batteria oppure da un sistema di pannelli solari che consentono al respiratore di operare anche in condizioni di emergenza.
Una curiosità: il nome del respiratore è lo stesso del suo progettista, ma in realtà è l’acronimo di Device for Inspiration and Expiration, Gravity Operated, che in italiano si traduce con “Dispositivo per l’Inspirazione e l’Espirazione Operate tramite la Gravità”.
Tutte le informazioni necessarie a replicare Diego saranno open source, cioè a disposizione di chiunque, inoltre grazie al numero ridotto e alla semplicità dei componenti utilizzati, e grazie alla completa assenza di parti elettroniche, il costo di realizzazione del respiratore Diego è bassissimo, pari a quello di un comune smartphone di fascia media.
Laura Cristofori che lavora per la redazione di Utileincasa ha anche sottolineato quanto l’assenza di componenti elettroniche sia importante per la durevolezza di un’apparecchiatura: “Dai nostri dati risulta che circa l’80% delle riparazioni di elettrodomestici e strumenti tecnici riguarda circuiti elettronici difettosi. Oltre a essere più delicate e più esposte a rischio di rottura, le parti elettroniche risultano anche molto più costose rispetto a quelle meccaniche. Il respiratore progettato dall’IIT necessiterà di operazioni di manutenzione poco frequenti e a bassissimo costo”.
Il progetto ha cominciato il percorso legale per ottenere il marchio CE come dispositivo medico di classe 1: grazie all’estrema semplicità del progetto è probabile che i tempi di verifica necessari all’assegnazione della certificazione siano estremamente brevi, cioè nel giro di pochissimi mesi.