I giudici della Corte di Cassazione oggi hanno confermato la condanna a 5 anni e 10 mesi per Nabil Benamir, arrestato a dicembre 2017 con l’accusa di terrorismo.
Il marocchino, arrestato dagli investigatori della Digos genovese, era pronto a immolarsi per l’Isis.
Lo straniero, che viveva nel capoluogo ligure, era stato segnalato come nome di spicco tra i combattenti e anche come reclutatore e addestratore.
Nel suo telefono cellulare erano state trovate le istruzioni su come costruire bombe con vecchi telefonini e come pianificare attacchi con dei Tir.
Nel corso delle intercettazioni era stato sentito dire che aveva ricevuto la “chiamata del Chiamante”, che per gli inquirenti è il segnale che un combattente è pronto a immolarsi facendo stragi.
Dopo l’arresto non si era pentito, e in cella era stato registrato mentre diceva che avrebbe ucciso gli italiani perché “cani” da sgozzare.
Il nordafricano era stato arrestato dopo avere picchiato la convivente in un alloggio della Foce.
La donna aveva confermato agli investigatori che si stava radicalizzando sempre di più.
Il marocchino era inserito in una chat ristretta di Telegram denominata “Lupi solitari”. In quel gruppo, composto da otto persone, venivano scambiati file e video di decapitazioni, ma anche le istruzioni per costruire ordigni artigianali con vecchi telefoni cellulari.
A fine ottobre i giudici della Suprema Corte avevano confermato la condanna rispettivamente a sei e cinque anni, per i fratelli Abdelhakim e Hossameldin Antar arrestati insieme a Saker Tarek nel 2016 in Liguria con l’accusa di essere reclutatori dell’Isis.