“Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti ha firmato oggi la richiesta di stato di mobilitazione del servizio nazionale di Protezione civile inviata al presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi e al capo del dipartimento nazionale della Protezione civile Angelo Borrelli a seguito del crollo della falesia in corrispondenza del cimitero di Camogli. Si tratta di una procedura legata ad un’emergenza locale ma di dimensioni sovraregionali per le forze da mettere in campo”.
Lo hanno riferito stamane i responsabili di Regione Liguria. In mare l’altro giorno sono finite circa 200 bare.
Bare in mare, procura di Genova apre inchiesta su crollo cimitero Camogli
“La richiesta del governatore Toti – hanno aggiunto da piazza De Ferrari – segue l’interlocuzione avvenuta ieri con Borrelli e con il ministro della Difesa Lorenzo Guerini per consentire, nelle more della richiesta e della risposta del Governo, di anticipare i tempi dell’intervento dei militari del reparto speciale Comsubin della Marina Militare, sul posto da questa mattina per il sopralluogo finalizzato alla valutazione dell’intervento di recupero dei feretri finiti in mare a seguito del crollo e dello smaltimento del materiale di frana.
Presenti anche i tecnici della Fondazione Cima e dell’Università di Firenze, per le ulteriori valutazioni sullo scenario di rischio della falesia nella cittadina del levante genovese: si tratta degli stessi soggetti che insieme a Regione Liguria avevano gestito l’emergenza a seguito della frana che nel novembre del 2019 provocò il crollo della campata del viadotto dell’autostrada A6 Torino Savona”.
“Le operazioni di recupero delle salme – ha aggiunto Toti – finalizzate alla tutela della pubblica salute e alla doverosa restituzione della dignità alle sepolture, sono subordinate alla verifica delle condizioni di sicurezza a fronte della possibile evoluzione del dissesto per cui è necessario provvedere con urgenza alla messa in sicurezza della falesia e del cimitero sovrastante.
Per questo, è stato richiesto l’impiego di strutture operative nazionali specializzate e dotate delle professionalità, competenze e attrezzature non disponibili presso le risorse locali, territoriali e regionali già dispiegate.
Il riconoscimento dello ‘stato di mobilitazione’ costituisce l’ultimo passo per avviare la fase operativa degli interventi”.