Suonare le campane di una Chiesa, in particolare al mattino presto, può provocare malesseri nei vicini. Talvolta cronici e fortissimi. Come accaduto a una professoressa milanese, poi trasferitasi a Lavagna, che dopo 23 anni ha ottenuto dall’ex parroco (condannato in solido con la parrocchia) un risarcimento da 65mila euro oltre alle spese legali.
La sentenza civile dei giudici della Corte di Cassazione, come riportato dall’edizione genovese del quotidiano La Repubblica, è arrivata soltanto il 23 febbraio scorso, ma i vari procedimenti erano cominciati alla fine degli anni Novanta.
Alla fine gli ermellini hanno dato ragione alla professoressa, la quale, secondo quanto stabilito, ha subìto gravi danni “dal perdurare delle emissioni rumorose” delle campane della Chiesa che “le hanno cagionato fortissimi e cronici malesseri”.
La vicenda per tutti questi anni ha diviso Lavagna. Da una parte c’era chi stava con l’ormai ex parroco e sosteneva che “essendo il suono delle campane collegato al culto religioso non può essere sottoposto all’autorità giudiziaria”.
Dall’altra chi si era schierato dalla parte della professoressa milanese, sottolineando che le campane non suonavano soltanto per il rintocco delle ore: “Talvolta era una specie di concerto”.
Alcuni hanno riferito che le campane suonavano “per culto” pure alle 5 del mattino.
Il difensore dell’ex parroco e della parrocchia aveva invocato anche il Concordato tra Stato e Chiesa del 1984, ma i supremi giudici hanno deciso per la condanna al pagamento del risarcimento.
Tra l’altro, anche i giudici del Tribunale di Chiavari in primo grado avevano dato ragione alla professoressa, motivando che “detta situazione aveva determinato l’azzeramento della (sua, ndr) vita sociale e di relazione e le immissioni sonore sono state la fonte di una permanente lesione della sua integrità psicofisica”.