Ecco spiegato bene perché l’Italia può acquistare il vaccino russo Sputnik V in piena autonomia e senza i blocchi della Ue, che risulta in forte ritardo sugli approvvigionamenti dei vaccini anti Covid.
L’articolo, pubblicato l’altro giorno sul quotidiano Libero, è stato scritto a quattro mani dal prof. genovese Paolo Becchi e dall’avvocato Giuseppe Palma.
“Abbiamo delegato alla Commissione europea la stipula dei contratti per l’acquisto dei vaccini. Da un lato questa scelta può avere una sua logica, visto che più è alto il numero di richieste e più il prezzo si abbassa, ma dall’altro si è creato un problema. Il numero di dosi acquistate dalla Ue non è arrivato nella misura concordata e i Paesi dell’Unione europea sono ora costretti a centellinare le vaccinazioni.
A seguito dell’elezione di Joe Biden negli Usa, infatti, l’amministrazione americana ha in sostanza precettato Pfizer e Moderna, entrambe multinazionali con sede in America, per fornire un numero sempre maggiore di dosi ai cittadini americani, limitando la fornitura in Europa nonostante i contratti in essere. Questa è la realtà.
Attualmente la Covid-19 si può combattere con cure farmacologiche efficaci, ma visto che si è deciso di puntare sui vaccini, almeno prendiamoli questi vaccini. Fatto sta che ad oggi i Paesi Ue vaccinano al ritmo di 40-50.000 persone al giorno invece che 3-400.000 come avrebbe dovuto essere.
Il Regno Unito, dal canto suo, non facendo più parte della Ue, ha agito in solitaria e ha fatto rispettare i contratti (soprattutto ad AstraZeneca, che ha sede in Inghilterra), mentre la Commissione Ue non fa nulla, anche per non entrare in contrasto sia con le multinazionali americane e con l’amministrazione americana targata Dem.
E allora la Germania ha avviato una interlocuzione con la Russia per lo Sputnik V, il vaccino russo in circolazione da settembre.
San Marino e Slovacchia hanno già acquistato lo Sputnik e nel giro di poco tempo avranno vaccinato praticamente tutti. Altri paesi li stanno seguendo.
L’Italia tace, speranzosa nella grazia da parte dei colossi farmaceutici americani.
Eppure, stando ai Trattati europei, anche l’Italia potrebbe fregarsene dei contratti firmati dalla Commissione Ue avvalendosi dell’inadempimento contrattuale delle multinazionali firmatarie, ponendo come iuris quaestione il diritto fondamentale alla salute.
Dal punto di vista giuridico, peraltro, l’art. 168 del Tfue (Trattato sul funzionamento dell’Unione europea) non prevede tra le facoltà esclusive dell’Unione quella di sottoscrivere contratti sull’acquisto di farmaci che vincolino gli Stati.
In materia di sanità pubblica compito dell’Unione è semplicemente quello di “completare le politiche nazionali” e, nello specifico, “la Commissione può prendere, in stretto contatto con gli Stati membri, ogni iniziativa utile a promuovere detto coordinamento, in particolare iniziative finalizzate alla definizione di orientamenti e indicatori, all’organizzazione di scambi delle migliori pratiche e alla preparazione di elementi necessari per il controllo e la valutazione periodici”.
E allora, visti gli inadempimenti da parte delle ‘big pharma’ sugli accordi siglati con la Commissione Ue, perché non fare da sé?
Produrli in Italia sarebbe una buona soluzione, ma non nell’immediato visto che occorrono almeno quattro mesi per far partire i primi impianti.
E allora perché non fare come San Marino, Slovacchia e Ungheria e altri Paesi che hanno acquistato lo Sputnik?
Del resto lo stesso Spallanzani di Roma ha già dato l’ok sull’efficacia del vaccino russo. Ci sarebbe anche il vaccino cinese, ma concentriamoci su quello russo.
Si dice che per lo Sputnik occorra prima l’autorizzazione dell’Ema, agenzia europea per i medicinali, e poi quella dell’Aifa, agenzia italiana del farmaco, esattamente come avvenuto per i vaccini Pfizer, Moderna e AstraZeneca, o come sta avvenendo in questi giorni per quello monodose della Johnson & Johnson. Facciamo chiarezza.
L’autorizzazione dell’Ema, che dal 1995 è responsabile della valutazione scientifica e del controllo sulla sicurezza dei medicinali commercializzati nell’Unione europea, è necessaria in teoria solo per i contratti stipulati a livello europeo e non dai singoli Stati membri.
Nel caso l’Italia decidesse di sottoscrivere in autonomia un contratto con la Russia per la fornitura dello Sputnik (non potrebbe impedirglielo nessuno!), sarebbe sufficiente, in attesa della procedura Ema, la sola autorizzazione dell’Aifa, con il solo obbligo da parte nostra di comunicarne gli esiti alla Commissione Ue e all’Ema stessa (dovere di coordinamento di cui all’art. 168 Tfue).
Perché continuiamo allora ad ammazzarci di lockdown e coprifuoco? La questione è geopolitica.
Tutti gli altri vaccini sono prodotti da multinazionali, in primis americane, mentre lo Sputnik è prodotto da un’organizzazione governativa russa (il centro nazionale di ricerca epidemiologica e microbiologica N. F. Gamaleja), quindi sia la Commissione Ue che il governo americano non hanno alcuna intenzione di favorire Putin.
Ma andando avanti di questo passo, quantomeno noi, arriveremo a fine luglio senza aver vaccinato un numero sufficiente di persone per dire finalmente addio alla opprimente legislazione di emergenza. È meglio vivere grazie al vaccino russo che morire atlantisti”.