Ci sono volute meno di 48 ore alla Squadra Mobile della Questura spezzina per identificare i giovani che lo scorso sabato 13 marzo, hanno ripetutamente turbato la regolare celebrazione della Santa Messa nella parrocchia dei “Santi Giovanni e Agostino”, alla spezia in vicolo San Giovanni 2, alle spalle di piazza del Bastione.
Quel pomeriggio, il sacerdote era stato più volte costretto ad interrompere la celebrazione della funzione religiosa delle 18.00 per redarguire due giovani che, con il loro reiterato comportamento, estrinsecatosi in forti rumori, andirivieni dall’ingresso principale e laterale, grida prima all’esterno e poi dal fondo della chiesa e bestemmie, avevano disturbato la messa in più momenti.
Le indagini, immediatamente avviate e concluse rapidamente dalla Squadra Mobile, hanno consentito, tramite la raccolta di numerose testimonianze e analisi delle immagini tratte dai filmati delle telecamere di sicurezza comunali e private installate nel quartiere, di ricostruire con precisione la dinamica dei fatti ed acquisire elementi utili per identificare gli autori del reato.
Una volta ricostruito dettagliatamente l’accaduto, il prosieguo delle indagini finalizzate all’identificazione dei due protagonisti si è reso particolarmente difficoltoso, considerato che si trattava di giovani completamente sconosciuti all’ufficio investigativo e in nessun modo collegati con elementi appartenenti a “baby gang” o comunque aggregazioni giovanili locali, oggetto di indagini svolte negli ultimi mesi.
Estesi gli accertamenti ad ampio spettro, le attenzioni degli investigatori si concentravano allora su due giovani italiani, un diciannovenne ed un ventenne, entrambi studenti, incensurati e provenienti da un comune della provincia che, rintracciati nelle rispettive abitazioni, risultavano in possesso degli stessi capi di abbigliamento ripresi dalle telecamere di sicurezza.
I due giovani, che hanno ammesso le proprie responsabilità, sono stati indagati in stato di libertà per il reato di “turbamento di funzioni religiose del culto di una confessione religiosa”, punito con la reclusione fino a due anni e segnalati anche per “bestemmia”; contravvenzione quest’ultima depenalizzata e punita con sanzione amministrativa.
Identificati anche alcuni amici che non hanno però preso parte attiva all’azione.
Gli indagati, oltre ad essere completamente collaborativi, negli uffici della Squadra Mobile ove sono giunti con i familiari, hanno in breve maturato piena consapevolezza sul disvalore dell’azione compiuta, dichiarandosi vivamente dispiaciuti per il comportamento tenuto, che riconducevano ad eccessi di euforismo e verosimilmente all’uso di qualche alcolico a margine della “movida” cittadina, senza rendersi conto sul momento della gravità di quello che stavano facendo.
I due giovani, infine, chiedevano spontaneamente agli investigatori l’opportunità di poter incontrare il sacerdote al fine di chiedere scusa e poter rimediare in qualche modo al comportamento tenuto, ai disagi ed all’allarme causati.
Si è fatta così chiarezza su di un evento che ha allarmato la collettività negli scorsi giorni, assolutamente isolato ed episodico sia nel panorama locale, che nella posizione soggettiva degli autori, le cui famiglie hanno dato piena assicurazione.