Danilo Mazzone, ex Atleta e Giornalista, Addetto Stampa della Fidal ligure, ci racconta una gara alla quale è particolarmente legato: la Vivicittà di Genova del 1986.
Quel giorno lui si classificò settimo, 50° assoluto nel mondo!
Da leggere, è un turbillon di emozioni.
F.R.
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Villa Gentile, domenica 13 aprile 1986.
La voce dello speaker raduna mille podisti, dagli atleti di livello internazionale agli amatori veri e propri, i cosiddetti “tapascioni”.
Una folla multicolore, dalle mille ambizioni. I “professionisti” iniziano il cosiddetto riscaldamento, o “warming up”, che consiste in una corsa leggera, quasi in “souplesse”, di preparazione alla partenza vera e propria.
Riconosco Valter Merlo, azzurro dei tremila metri: filiforme, longilineo, magrissimo, quasi una figura biblica; ne viene dai Campionati europei indoor ed è considerato una grande promessa con poco più di venti anni. Al contrario, il genovese Claudio Solone, dei Carabinieri Bologna, è un mezzofondista rodato, già campione italiano di corsa campestre e 10000 metri, nerviese di origine.
Siamo a Villa Gentile in occasione della versione genovese di “Vivicittà”.
Si tratta di una gara di dodici chilometri che si svolge in contemporanea in molte sedi fra le quali Barcellona, New York,Roma.
C’è un sistema di compensazione per cui i percorsi più ondulati e collinari, come ad esempio il nostro, saranno premiati da un alleggerimento cronometrico.
E allora? E allora il via è alle 10.30.
Ed ecco subito, dopo l’uscita dal cancello di “Villa”, la salitella di via Vittorino Era, poi si sbuca in piazza Sturla, poi ecco il primo “Tourmalet”, via Caprera. Ho passato tutto un inverno a allenarmi sodo mettendoci anche l’insegnamento di Matematica e Scienze alla Sms di Rossiglione, fra una nevicata e l’altra… Mi ritrovo nel gruppo di testa con Merlo, Solone, Marco Pari, formidabile maratoneta genovese, quindi Rosolino Damele “crazy horse”, talento e sregolatezza di Varazze. In poco più di tre minuti siamo all’altezza dell’Istituto Champagnat.
Mai andato così forte. Si rifiata un attimo, poi eccoci in via Pisa, nel quartiere “bene” di Albaro, dove finalmente qualcuno inizia a incitare….
La domenica è grigia, ma adatta a correre. Siamo attorno ai 14 gradi… E’ chiaro che un podista medio come me non può tenere il ritmo dei mezzofondisti azzurri. Così, come in un patto con me stesso, decido di tenere il loro passo fino in prossimità del Conservatorio e, poi, di calare. Tanto mi avranno portato al largo, no? E in effetti è così.
Inizia la discesa verso piazza Tommaseo. In un lampo mi prendono cento metri. Tocca rifiatare e raccogliere le forze. Come in una sorta di Prospettiva tipo San Pietroburgo, traguardando da corso Buenos Aires si può vedere quel chilometro in falsopiano che ci porterà al giro di boa di De Ferrari, cuore di Zena.
Da corso Buenos Aires e lassù, soprattutto in via “Venti”, tanta folla che incita e applaude Valter Merlo sembra laggiù in testa, seguito da Solone.
Si gira intorno alla fontana. Mi sorpassa qualcuno, come in una sequenza da film.
Mi giro, non vedo nessun altro in rimonta.
Da lì giù verso il Museo di Storia Naturale, quindi verso il Liceo Doria, e affiorano i ricordi di versioni di Latino, Greco….
Ma non c’è tempo, ora viene il bello, con i saliscendi di punta Vagno, corso Italia, via Cavallotti, cartina al tornasole della gara. Vicino al mare.
Ma non puoi guardare il panorama…. Se qui non cedi, è fatta.
Mi sorreggono tutti i ricordi degli allenamenti, da solo o in compagnia. Giù in discesa, adesso bisogna percorrere via Era al contrario. Riesco a scorgere, sul tartan di Villa Gentile, Valter Merlo acclamato primo assoluto. Del resto era uno dei favoriti…..
Ancora cento metri, svolto a destra, entro sul campo. Con la coda dell’occhio vedo qualche maglia blu, dietro, che si avvicina. Ma ormai è fatta.
Taglio il traguardo al settimo posto in 36’50”, fra i 19 e i 20 orari di media.
Mai andato così forte. Sensazioni quasi da stordimento.
Al primo posto Merlo in 34’22”, risulterà quarto nella classifica internazionale compensata. Io sarò 50esimo.
Vivicittà 1986, un brainstorm di sensazioni…
DANILO MAZZONE