Chi non ha mai provato, nel dubitante e alterno incedere dell’esistenza, una sensazione di estraneità rispetto alla propria esistenza?
Chi non si è mai sentito incalzato da un impulso migratorio prepotente, tale da indurre a stravolgere l’ordinaria personale collocazione della felicità, la cui essenza consiste perlopiù in una convinzione artificiosa e transitoria?
A tal fine, azzardando una elementare definizione di felicità umana – tralasciando gli orientamenti canonici – la si può rappresentare come l’esatta sovrapposizione, la geometrica coincidenza tra lo spazio individualmente occupato e il desiderio di esservi collocato.
Per meglio rappresentare il concetto, trattasi di quella condizione in cui il cuore, motore di sublimi aspirazioni, chiede al corpo di condurlo nel luogo ove la vita ri-assume un significato di pienezza.
Incredibile a pensarsi, quel luogo tanto fantasiosamente desiderato potrebbe essere qui & adesso: nessuna alternativa di luogo, nessuna alternativa di tempo. Una magica perfetta combinazione di coordinate. Un grandioso istante in cui si realizza da sé l’esaudimento di un’ attesa.
La felicità, astratta aspirazione, ente mutevole, resta così facilmente ottenibile senza artificiose implementazioni, senza sovrabbondanze accessorie. E’ necessario e sufficiente dotarsi della convinzione di possederla, anche in forza di un vacillante coraggio.
In tale dinamica agisce comprensibilmente una com-presente paura, poiché la felicità ha in sé, in parallelo, la condizione della perdita. Ed è similmente comprensibile, per questo, adattare l’idea stessa della felicità, planando sull’onda di una comodità emotiva anche se tende a sabotarne l’ideale visione.
In sostanza, capita spesso di sentirsi altro da sé, di smarrire il radicamento, l’appartenenza, di provare distanza rispetto al luogo presente: una diversione di rotta che registra, da una parte, il coraggio della volontà, dall’altra, la paura del cambiamento.
Non a caso, insiste con forza il consapevole timore, nelle peregrinazioni mentali possibili, di un improvviso orizzonte di alternative possibilità.
Ecco perché, in paradossale reazione a ciò, persino la sensazione di timore dell’altro riesce a ri-costituire una sensazione di luogo felice. Massimiliano Barbin Bertorelli