“Due sentenze della Corte Costituzionale rendono inapplicabile la legge regionale 10/2004 modificata dalla giunta Toti sulle assegnazioni delle case pubbliche e rendono nullo il bando in base al quale il Comune di Genova ha fatto uscire la graduatoria dei cittadini a cui dovrebbero essere assegnati gli alloggi”.
Lo ha dichiarato oggi il consigliere regionale Pippo Rossetti (Pd).
“Il diritto all’accesso delle residenze – ha spiegato Rossetti – è inficiato da due regole introdotte dal centrodestra già bocciate in altre regioni.
La Corte ritiene che dare l’accesso a chi è residente e ha un lavoro da almeno cinque anni sul territorio sia incostituzionale perché il diritto scatta nel momento in cui una persona decide e ha necessità di vivere sul territorio.
E’ il caso, ad esempio, di una famiglia che ha basso reddito per motivi di lavoro si è trasferita da due anni dove esce il bando, se possiedono gli altri requisiti la Corte Costituzionale ha sentenziato che non c’è motivo di farla aspettare tre anni per poter fare domanda.
Gli esclusi, compresi quelli dissuasi a fare domanda per questo motivo, se vanno da un giudice bloccano l’assegnazione delle case Comunali e di Arte.
Anche la richiesta di far certificare dal paese di origine la mancanza di proprietà immobiliari è incostituzionale, perché per gli europei è sufficiente un’ auto certificazione e questa discriminazione per la Corte è incostituzionale in quanto i residenti che fanno domanda devono essere trattati tutti allo stesso modo.
Ho depositato una modifica di legge con i colleghi del gruppo Pd per ristabilire le giuste regole e per evitare quanto invece regione e comune stanno mettendo in scena.
Basterà un ricorso degli esclusi (più del 50% dei richiedenti) per fermare e poi annullare tutte le procedure con il rischio di perdere mesi nelle assegnazioni aumentando disagi e diseguaglianze sociali.
Sono 1.500 i residenti a Genova che hanno fatto domanda, si ritiene che ci siamo almeno 1.500 famiglie che l’avrebbero fatta senza queste regole.
In Prefettura, stimano i sindacati degli inquilini, ci sono più di 7.000 casi di sfratto che prima o poi faranno esplodere la richiesta di casa pubblica.
Questi dati sconfortanti si accompagnano ad un basso numero di alloggi pubblici a disposizione (circa 20.000 in Liguria) di cui sono indisponibili almeno 1.250 perché in attesa di ristrutturazione.
Spiace dirlo, ma la sensazione è che non avendo gli strumenti per dare una risposta efficace al bisogno di casa pubblica, problema non solo ligure, i governanti locali abbiano scelto di impedire di fare domanda, in modo da far sparire dai riflettori il bisogno delle famiglie, facendo sembrare che tutto è quasi risolto. Non mi spiego diversamente le molte esclusioni per motivi risibili, come la mancanza della marca da bollo o la mancata firma autografa del richiedente, errori formali ridicoli che avrebbero potuto essere sanati con una banale richiesta di integrazione alle domande.
Da tempo ho proposto che Regione Liguria sviluppi una strategia per affrontare il problema, collaborando con i piccoli proprietari ( stimiamo ci siano almeno 40.000 alloggi liberi), i sindacati inquilini, le forze sociali. Ad esempio Filse potrebbe sostenere contratti di locazione convenzionati con un fondo di garanzia per le morosità”.