L’operazione del Commissariato Chiavari ha portato a 6 custodie cautelari ai domiciliari per spaccio di sostanze; 1 custodia cautelare in carcere per estorsione; 11 deferimenti all’Autorità Giudiziaria per spaccio tra cui un soggetto di minore età e 1 deferimento all’Autorità Giudiziaria per estorsione
Nell’Operazione Bronx, questa mattina, gli uomini del Commissariato di Chiavari hanno concluso, con l’esecuzione di 6 custodie cautelari di arresti domiciliari emesse dal Tribunale di Genova, una vasta operazione di Polizia Giudiziaria mirata al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti.
L’indagine prende il nome dal quartiere Lavagnina di Sestri Levante soprannominato dagli stessi residenti “Bronx” luogo di residenza della maggior parte dei soggetti coinvolti nell’attività di spaccio.
L’indagine è partita l’estate scorsa in seguito alla recrudescenza del consumo di sostanze stupefacenti del tipo “leggero” registrato fra i giovani e giovanissimi presenti nel levante ligure nel periodo post lockdown dell’estate 2020.
Gli agenti della Squadra Investigativa del Commissariato di Chiavari hanno condotto un’accurata attività che ha portato alla luce la fiorente attività di spaccio principalmente localizzato nella cittadina di Sestri Levante all’interno di un quartiere denominato “Lavagnina” ma battezzato dagli stessi abitanti “Bronx”.
Dagli accertamenti eseguiti durante l’attività e in seguito all’interrogatorio di numerosi acquirenti, tra i quali molti soggetti di minore età, è emerso che nella cittadina di Sestri Levante e per la precisione nel Parco di Sant’Antonio e all’interno del “Bronx”, c’era un gruppo di ragazzi che da tempo aveva intrapreso una fiorente attività di spaccio e che la stessa era ben organizzata ed alquanto redditizia.
Durante gli accertamenti e durante l’attività info/investigativa è emerso che tutti i soggetti identificati come “pusher”, tra i quali due italiani, due marocchini, un rumeno ed un sudamericano, pur non avendo un legame associativo nello svolgere l’attività di spaccio, avevano un legame di collaborazione e di condivisione degli stessi acquirenti/clienti.
L’indagine è partita proprio dal soggetto di origini latinoamericane che già lo scorso anno era stato arrestato per spaccio.
Nel complesso sono stati sentiti 234 acquirenti, dei quali 45 soggetti di minore età, che hanno tutti confermato l’attività di spaccio, confermata anche dai numerosi sequestri di sostanza stupefacente.
La maggior parte dei pusher utilizzavano come mezzo di comunicazione i principali social Network che usavano per contattare i vari clienti o per essere contattati e in alcuni casi pubblicavano anche delle foto per pubblicizzare la sostanza stupefacente in vendita.