WWF, Mediterraneo in fiamme, incendi record in Turchia, rischiamo di perdere specie uniche e habitat per milioni di persone
WWF, Mediterraneo in fiamme, l’ondata di caldo estremo che sta interessando l’Europa meridionale non si ferma e potrebbe essere una delle peggiori di sempre
Il pianeta in crisi a causa del riscaldamento globale, del disastro climatico e dalla scellerata distruzione di ecosistemi (tra cui appunto le foreste) continua ad essere travolto da una raffica di eventi catastrofici: dalle micidiali ondate di caldo in Nord America, che hanno determinato numerosi decessi ed incendi devastanti dall’Oregon, al Canada all’Alaska, alle alluvioni in Europa e in Cina, ai roghi inarrestabili della Siberia e ora agli incendi che stanno mettendo a ferro e fuoco il Mediterraneo.
Ultima (ma ancora per quanto?) nella tragedia la Turchia dove solo giovedì scorso il calore prodotto dagli incendi è stata 4 volte maggiore di qualunque dato sinora mai registrato durante altri incendi nel paese.
Una drammatica ondata di calore con picchi da record assoluto (nella città di Cizre sono stati registrati 49,1 °C) insieme ad atti sicuramente criminali (non dimentichiamoci che nel Mediterraneo gli incendi sono per più del 90% di origine umana) hanno generato incendi che stanno uccidendo persone, distruggendo un patrimonio di natura e di animali selvatici, cancellando un’importante economia collegata al turismo: un paese quindi tre volte in ginocchio.
In Turchia, dove sono già 8 le persone vittime degli incendi, non sono solo le foreste a bruciare, ma anche la fauna selvatica è in grave pericolo. Il WWF in Turchia si è mobilitato subito per supportare le cliniche veterinarie nelle aree degli incendi nel recupero e nelle cure trattamento e la riabilitazione del numero massimo di animali feriti negli incendi, per supportare i loro bisogni e sviluppare le infrastrutture necessarie per la risposta alle emergenze e la riabilitazione a lungo termine.
Le foreste della Turchia, che producono 42 milioni di tonnellate di ossigeno all’anno e trattengono circa 85 milioni di tonnellate di carbonio, proteggono suolo e i corsi d’acqua, ospitano milioni di creature viventi e sono una fonte di vita per circa 10 milioni di abitanti dei villaggi della foresta. Le foreste della Turchia ospitano molte specie endemiche, che però stiamo perdendo anche a causa degli incendi.
Quattro gufi pescatori, animali rarissimi (se ne contano nel paese poche coppie superstiti) che vivono nel sud della Turchia proprio nelle foreste divorate ora dalle fiamme – sono stati uccisi dagli incendi e questo significa che abbiamo perso una significativa parte della popolazione conosciuta del Paese.
Il numero di specie minacciate nel Mediterraneo e globalmente sta aumentando rapidamente e se continua così circa un milione di specie in tutto il mondo saranno in serio pericolo di estinzione a causa del cambiamento climatico e del nostro impatto sulla biosfera.
Ogni anno in Turchia si verificano più di 2mila incendi boschivi e in media vengono distrutti 7mila ettari di terreno. Più del 90% di questi incendi sono causati dall’uomo, ma mentre le foreste bruciano, diventiamo più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico.
Come emerge dal report WWF “Mediterraneo in fiamme”, ,emerge come gli incendi diminuiscano di numero ma aumentino in modo impressionante per portata: a partire dal 2017 una nuova generazione di roghi è apparsa nell’Europa mediterranea.
Si tratta dei mega-incendi, che generano vere e proprie tempeste di fuoco, come quella della Sardegna (20.000 ettari percorsi dalle fiamme) o quella che ha interessato nel 2020 oltre 3.000 ettari in provincia di Trapani
La crescente ferocia degli incendi in tutto il pianeta, ci fa vedere con terrore quali siano le conseguenze di un pianeta climaticamente ed ecologicamente al collasso.
La Turchia non è nuova agli incendi ma le fiamme di questi giorni sono fuori misura per le temperature raggiunge. Il servizio Europeo Copernico di monitoraggio atmosferico ha rilevato che in due giorni le temperature delle fiamme sono quadruplicate con uno sbalzo di ben 20 gigawatt da un giorno all’altro.
Numeri fuori da qualunque scala e record registrato nel paese negli ultimi 20 anni. D’altronde lo stesso IPCC nel suo ultimo report ha sottolineato come a causa del cambiamento climatico l’Europa meridionale si troverà a fronteggia un significativo aumento del rischio incendi, rischio che stiamo già toccando con mani, con vite perse, con foreste e animali tragicamente carbonizzati.
In aggiunta alcuni scienziati ritengono che l’ondata di caldo estremo che sta interessando l’Europa meridionale potrebbe essere una delle peggiori mai registrate. Si prevede che le temperature ad Ankara e dintorni saranno nel mese di agosto di ben 12°C al di sopra delle media sinora registrata.
Non è un caso se gli incendi abbiano già colpito il sud della Grecia, forzando l’evacuazione di cittadini e turisti. Fiamme vengono anche registrate in Bulgaria e Albania. L’Unione Europea ha lanciato il livello più alto di allerta incendi in Italia, Portogallo, Spagna.
Si teme quindi che la stagione degli incendi continuerà a colpire tutto il bacino del Mediterraneo nelle prossime settimane. Drammaticamente in linea con le previsioni dei climatologi con quello che il cambiamento climatico porterà nelle nostre vite.
Le 5 raccomandazioni del WWF per ridurre il rischio e l’incidenza degli incendi nel bacino del Mediterraneo
1. RIDURRE L’ALTO TASSO DI INCIDENTI E PORRE FINE ALL’IMPUNITÀ attraverso la prevenzione e le condanne agli incendiari.
2. RIDURRE L’INFIAMMABILITÀ DEL PAESAGGIO attraverso piani di prevenzione efficaci e la mappatura delle aree a rischio.
3. MIGLIORARE LE CAPACITÀ DI DIFESA CIVILE, attraverso il miglioramento del coordinamento delle emergenze e l’educazione alla cultura del rischio.
4.MIGLIORARE LA GOVERNANCE DELLA GESTIONE DEGLI INCENDI, potenziando il coordinamento della prevenzione e della soppressione.
5. CONTRASTARE EFFICACEMENTE LA CRISI CLIMATICA, riducendo le emissioni di gas serra e aumentando la capacità di assorbimento di foreste e altri ecosistemi. Bisogna inoltre varare finalmente il Piano Nazionale di Adattamento, nonché i piani Regionali.