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Focus Balcani. La rinnovata Base Area Militare serba di Batajnica

 

BELGRADO (dall’inviato Marcello Di Meglio) La base “Colonnello-Pilota Milenko Pavlović” (in serbo ”Војни аеродром пуовник-пилот Миленко Павловић”), comunemente nota come Base Aerea di Batajnica, è la principale base aerea militare della Serbia. Si trova tra Batajnica e Nova Pazova, a circa 25 km a nord-ovest dal centro di Belgrado. È l’unico aeroporto in Serbia con due piste. Siamo andati a vedere la nuova Base, i miglioramenti e la nuova flotta – composta da aviogetti caccia, ricognizione e controllo del territorio nazionale di fabbricazione russa e bielorussa – fattore che rende ancor piu’ problematico un avvicinamento non facile della Serbia all’ammissione nell’Unione Europea.

La Serbia radia dopo 58 anni i caccia MiG-21

Lo scorso 21 maggio presso la Base Aerea di Batajnica è avvenuta la cerimonia d’addio all’ultimo caccia MiG-21UM “Fishbed” in servizio con l’Aeronautica Militare e Difesa Aerea della Serbia (Ratno vazduhoplovstvo i protivvazduhoplovna odbrana Vojske Srbije), concludendo così una storia durata ben 58 anni.

Il primo lotto di MiG-21F-13 arrivò nel settembre 1962 in Jugoslavia la cui forza aerea arrivò a gestire nel tempo un totale di 261 MiG-21 così ripartiti:

41 MiG-21F-13,

36 MiG-21PFM,

12 MiG-21,

25 MiG-21M,

6 MiG-21MF,

91 MiG-21bis,

18 MiG-21U-400/600,

7 MiG-21US

25 MiG-21UM

Di questa flotta la Serbia ereditò un MiG-21M, 23 MiG-21bis e 7 MiG-21UM, e di questi un MiG-21bis e l’unico MiG-21M furono convertiti con speciali pod per compiti da ricognizione.

Nonostante le dichiarazioni rese due anni fa dal Brigadier General Zeljko Bilic comandante della 204a Brigata Aerea, secondo cui la piccolissima flotta di “Fishbed” sarebbe rimasta operativa fino al 2025, si è deciso dunque di “anticipare” per motivi tecnici il pensionamento del caccia di progettazione sovietica.

Dopo aver messo a terra i MiG-21bis nel settembre 2015, lo scorso anno solo tre MiG-21UM biposto erano rimasti attivi nell’inventario del 101° Squadrone con un solo velivolo idoneo al volo.

Quando quest’ultimo si schiantò il 25 settembre dello scorso anno con la morte dei due piloti, la riattivazione dei due rimanenti MiG-21UM (di cui uno fino ad allora utilizzato per i pezzi di ricambio) non si concretizzò mai.

Il ruolo del MiG-21 è stato rilevato dai MiG-29: lo scorso 17 aprile e successivamente il 17 maggio, un totale di quattro MiG-29 (mod. 9-13) donati dalla Bielorussia e rimodernati presso la 558° ARZ (Aviation Repair Plant) di Baranovichi sono stati consegnati presso la base aerea di Batajnica portando così il totale dei MiG-29 a 14 esemplari.

Durante la cerimonia d’addio dello scorso 21 maggio il “Fishbed” è stato salutato come di consuetudine con il tradizionale arco d’acqua, mentre Borisa Mandić, ex istruttore di MiG-21, ha dichiarato con un discorso toccante: “Questo veterano ha terminato la sua carriera ed entra nella storia, ma non in pensione. Oggi i nostri sentimenti sono contrastanti, soprattutto per noi che abbiamo trascorso la nostra vita lavorativa nella cabina di questo aereo supersonico. Ma è certo che questo veterano ha lasciato un segno indelebile nel cielo di questo Paese” – sottolineando che esattamente per questo motivo la manifestazione d’addio è stata chiamata “Traccia nell’Infinito”.

Quando Belgrado ricevette i primi “nuovi” Mig 29

Catalizzando l’attenzione di quasi tutti i media nazionali, nella giornata di lunedì 2 ottobre 2017 atterrò all’aeroporto militare di Batajnica l’Antonov 124 russo che trasportava i primi due dei sei Mig-29 di seconda mano donati alla Serbia da Mosca nell’ambito di un programma che prevedeva la fornitura gratuita anche di 30 carri T-72S, altrettanti blindati ruotati BRDM 2 e, a quanto sembra, anche di batterie di missili terra-aria a lungo raggio S-300.

Altri 8 Mig 29 usati sono stati consegnati nel 2019 dalla Bielorussia (sempre a titolo gratuito) secondo un accordo annunciato nel gennaio 2017 che comprendeva anche batterie per la difesa aerea BUK M1.

Come ricorda il sito Tangosix la data scelta per l’arrivo di questa fornitura tanto attesa non è stata casuale, in quanto caduta in prossimità dell’anniversario del primo volo in assoluto di un Mig-29 (avvenuto il 6 ottobre 1977) e della prima dimostrazione sui cieli dell’allora Jugoslavia (24 settembre 1987). I nuovi Mig sono stati ufficialmente consegnati con un cerimonia nel febbraio 2017 secondo quanto preannunciato dall’allora Ministro della Difesa serbo, Aleksandar Vulin.

Grazie ai buoni rapporti bilaterali, nonché al minor costo del velivolo già sovietico rispetto ai concorrenti occidentali, lo Stato balcanico decise sin da subito di dotarsi del nuovo caccia, non riuscendo mai a sostituire completamente i più datati Mig-21 a causa delle ristrettezze economiche e, soprattutto, della guerra civile scoppiata all’inizio degli anni ‘90.

Allora l’aeronautica della “nuova Jugoslavia” di Slobodan Milošević (SRJ) ereditò buona parte dell’arsenale del Paese, potendo così impiegare massicciamente il nuovo aereo sia durante il conflitto con la Croazia che con le truppe bosniaco-musulmane. L’alto numero di ore di volo imposte ai piloti, l’assenza di nuovi pezzi di ricambio e le crescenti pressioni internazionali, però, vanificarono quasi subito lo sforzo fatto per ammodernare l’aviazione militare.

Il Colonnello Pilota Milenko Pavlovic

Alla vigilia dell’attacco NATO contro la SRJ, scattato con precisione svizzera alla mezzanotte del 24 marzo 1999, infatti, solo un bassissimo numero di mezzi era pronto al volo, ma soprattutto buona parte della nuova generazione di piloti non aveva che un rudimentale addestramento, certamente inadatto a fronteggiare quello che era ed è tutt’ora il più forte strumento militare esistente al mondo.

Nel disperato tentativo di difendere la capitale del Paese dai bombardamenti dell’Alleanza, Belgrado nel 1999 riuscì a schierare solamente 16 aerei, dei quali ben 11 furono distrutti (4 a terra, 6 in volo e 1 si schiantò da solo).

Gli anni seguenti furono ancora peggiori per la forza aerea tanto che, come sottolinea ancora Tangosix, solo nel 2006 venne approvato un finanziamento per procedere a rimettere in condizioni operative 5 Mig-29. A causa dell’errato stanziamento del budget, però, inizialmente solo 4 furono gli aerei effettivamente modernizzati dalla Russia, mentre l’ultimo fu oggetto di lavori solamente nel 2011.

Vladimir Putin

Ancora una volta, però, la carenza di fondi costrinse la flotta serba a restare nuovamente a terra, tanto che fu necessario addirittura un intervento di Putin in persona affinché Mosca decidesse di regalare gli accumulatori necessari a far volare nuovamente i Mig in occasione della parata del 2014 organizzata per ricordare la liberazione di Belgrado avvenuta 70 anni prima al dei partigiani al comando del Maresciallo Tito.

Nonostante tutto, gli aerei già in possesso di Belgrado rappresentavano ancora un grosso grattacapo per le Forze Armate locali, in quanto, come dichiarato dall’esperto di difesa e attualmente parlamentare Miroslav Lazanski, il Paese può contare solamente su “3 Mig-29 e mezzo”, di cui nessuno in grado di volare.

Questo elemento fa capire come mai l’arrivo della donazione russa (che ha richiesto comunque un investimento compreso tra i 200 e i 300 milioni di Euro per la modernizzazione dei velivoli) rappresenti un grosso motivo di orgoglio per il governo e il suo onnipresente Presidente Aleksandar Vučić. Si tratta, infatti, di un successo spendibile sia in politica interna che in quella estera.

Alexandar Vucic

Concentrandosi su quest’ultima, in particolare, si può affermare che, per quanto contenuta, un’aeronautica militare in grado di schierare potenzialmente 10-12 aerei di 4° generazione metterebbe Belgrado al primo posto fra gli Stati ex Jugoslavi, ma soprattutto rappresenterebbe un notevole smacco per la Croazia, naturale rivale della Serbia.

La ragione è da ricercare nel fatto che Zagabria, pur avendo giocato fino in fondo la carta dell’alleato di ferro degli USA e della NATO, non è ancora riuscita ad ottenere “l’aiuto militare” a cui ambisce di più, cioè gli aerei da combattimento F-16 che sta richiedendo a gran voce da anni, trovandosi così in inferiorità rispetto al vicino.

È chiaro che la Croazia non corre alcun pericolo in quanto protetta dall’ombrello aereo dell’Alleanza, ma nei rapporti di forza fra le ex repubbliche sorelle l’apparenza riveste un ruolo fondamentale, come conferma anche il fatto che già mercoledì 4 ottobre 2017 il Ministero della Difesa croato si affrettò a dichiarare che presto anche Zagabria sarebbe riuscita a rafforzare la propria aeronautica acquistando 12 nuovi caccia multiruolo (JAS 39 Gripen?) entro il 2022.

Tornando a Belgrado la disponibilità di una versione relativamente aggiornata del Mig (9.13 nello specifico) significà anche poter ridurre il gap tecnologico ampliatosi negli anni ’90 del secolo scorso e nel primo ventennio del terzo milennio.  In definitiva, per quanto l’arrivo dei Mig-29 abbia rappresentato un notevole passo in avanti per la disastrata aeronautica serba, quest’ultima rimane comunque lontana dai fasti del passato e, soprattutto, in ritardo rispetto a quei concorrenti regionali che hanno beneficiato degli aiuti statunitensi.

Il caso più eclatante è quello della Romania (membro UE) che, dopo aver acquistato 12 F-16 di origine statunitense e brevemente transitati per il Portogallo, sta pianificando ora di acquistarne altri 32.

Si può dire, in conclusione, che dal punto di vista della Serbia l’aspetto più importante dell’”affare Mig” sia stato rappresentato dal ripristino degli storici rapporti con Mosca per quanto riguarda il settore aeronautico e, soprattutto, l’addestramento dei piloti.

Non potendo volare che poche ore all’anno in patria, i piloti serbi hanno beneficiato dell’esperienza acquisita nel corso degli addestramenti congiunti con i loro colleghi russi, come avvenuto nell’ambito dell’esercitazione BARS 2017 a Lipeck.

Per la Russia, invece, la vicenda ha avuto un buon ritorno di immagine, in quanto conferma il fatto che Mosca rispetta gli accordi presi con i suoi alleati o amici e che non intende abbandonare all’influenza euro-americana il controllo sull’area balcanica.

Un po’ di Storia di Batajnica

La costruzione della base aerea iniziò nel 1947 e fu completata nel 1951, divenendo subito operativa. Lo scopo della base aerea era proteggere la capitale, Belgrado, dai possibili attacchi delle nazioni occidentali. Era nota come 177^ Base Aerea , che fu il suo nome fino alla riorganizzazione del 2006. Essa ospitava il 204 ° reggimento caccia, il 138º reggimento da trasporto e altre unità dell’aeronautica jugoslava. Durante un bombardamento della NATO nel 1999 (Guerre Jugoslave), la base aerea fu pesantemente colpita, subendo gravi danni.

Nel giugno 2006, due aerei da combattimento F-16 della Aviazione americana (USAF) atterrarono nella base aerea. Fu la prima visita ufficiale degli aerei americani in oltre 20 anni e la prima dopo il bombardamento. Nel giugno 2019, la base aerea di Batajnica ha cambiato ufficialmente il suo nome in Base “Colonnello-Pilota Milenko Pavlović”, in onore di Milenko Pavlović, un colonnnnello-pilota ucciso durante il bombardamento NATO della Jugoslavia del 1999.

Unità

Unità dell’aeronautica serba che operano attualmente nella base.

204ª Brigata aerea, composta da:

101º Squadrone Caccia con Mikoyan-Gurevich MiG-21 e Mikoyan MiG-29

138º Squadrone da Trasporto

890º Squadrone misto di Elicotteri

24º Battaglione tecnico della base aerea

17º Battaglione di sicurezza della base aerea

177º Battaglione di contraerea della base aerea

La Ratno vazduhoplovstvo i protivvazdušna odbrana Vojske Jugoslavije (in cirillico Ратно ваздухопловство и противваздушна одбрана Војске Југославије – Aeronautica Militare e Difesa Aerea della Jugoslavia), spesso abbreviata in RV i PVO VJ o Jugoslovensko ratno vazduhoplovstvo o JRV, è stata dal 1992 al 2003 l’aeronautica militare della Repubblica Federale di Jugoslavia raccogliendo l’eredità e il nome dell’aviazione della Jugoslavia Socialista. Successivamente con diversa denominazione, dal 2003 al 2006 divenne l’aviazione militare di Serbia e Montenegro

Dopo aver raccolto l’eredità ed il nome della aviazione del dissolto stato socialista, l’aviazione della nuova federazione contava circa 240 aerei e nel 1998 circa 15 000 persone in servizio. Il suo quartier generale era a Zemun presso Belgrado.

Guerra del Kosovo
Durante la guerra del Kosovo (24 marzo-12 giugno 1999) circa 50 aerei furono perduti quando nel 1999 la NATO con l’Operazione Allied Force attaccò la Federazione Jugoslava. Tra le unità andate perdute 6 MiG-29 vennero distrutti in combattimento contro gli F-15, gli F-16 e gli F-18, altri MiG-29 distrutti al suolo nella base aerea di Batajnica e i 7 velivoli di fabbricazione locale Super Galeb delle Leteće Zvezde (Stelle volanti) della Pattuglia Acrobatica Federale distrutti nella base di Golubovci presso Podgorica, capitale del Montenegro.

Sebbene gli uomini dell’aviazione jugoslava avessero combattuto con coraggio, usando tattiche innovative per fronteggiare un nemico più forte sia numericamente che dal punto di vista tecnologico, la sconfitta fu inevitabile e la fine della guerra vide l’aviazione jugoslava drasticamente ridimensionata. Secondo le affermazioni del suo Comandante in Capo, l’Aviazione Federale durante la guerra ebbe fra i suoi uomini 40 morti e 110 feriti.

Ratno vazduhoplovstvo i PVO Vojske Srbije i Crne Gore

La Repubblica Federale di Jugoslavia si era formata, dalle ceneri del dissolto stato socialista, il 27 aprile 1992 dall’unione delle ex-repubbliche socialiste federate di Serbia e Montenegro, uniche disposte a continuare un’esperienza federativa dopo la dissoluzione della vecchia Jugoslavia.

Il 4 febbraio 2003 il Parlamento Federale di Belgrado raggiunse un accordo su una ristrutturazione della federazione che venne trasformata in confederazione e assunse la denominazione ufficiale di Unione Statale di Serbia e Montenegro.

Dopo la ristrutturazione statale, l’aviazione militare ha assunto la nuova denominazione Ratno vazduhoplovstvo i protivvazdušna odbrana Vojske Srbije i Crne Gore.

Con la proclamazione dell’indipendenza del Montenegro, avvenuta il 3 giugno 2006, in seguito al referendum del precedente 21 maggio con cui la popolazione montenegrina si era espressa a favore dell’indipendenza, la confederazione con la Serbia è stata sciolta e l’eredità dell’aviazione serbo-montenegrina è stata raccolta dall’aviazione serba. Marcello di Meglio