KABUL (dall’inviato Marcello Di Meglio) Nell’orrore da bolgia dantesca dell’inferno dell’area vasta aeroportuale dentro e fuori allo scalo Internazionale “Ahmid Karzai” di Kabul da cui non si esce e non si entra. Oggi, militari americani che con altri contingenti occidentali ne hanno preso dal 17 agosto il vigile, concitato e difficile controllo, hanno preso al volo dei piccoli bimbi lanciati dalle madri per metterli in salvo ma poi nel pomeriggio hanno dovuto lanciare candelotti di gas lacrimogeno sui 15mila civili afghani che sciamano nel cerchio dei dannati intorno ai muri di cemento e rotoli di filo spinato cercando di arrampicarsi in ogni modo per una via d’uscita che significa “salva la vita”.
La storia piu’ triste che emerge oggi è quella di un giovanissimo giocatore della nazionale di calcio afghana che è tra gli almeno due “falling men” di Kabul, i profughi morti precipitando dall’aereo cargo militare statunitense C-17 il 16 agosto scorso a cui si erano aggrappati per fuggire.
Lo ha confermato la General Directorate of Physical Education & Sport’s dell’Afghanistan, spiegando “con grande rammarico e tristezza” che Zaki Anwari, 19 anni, una delle giovani promesse del pallone afghano, “ha perso la vita in un orribile incidente”: Anwari “stava cercando di lasciare il Paese come centinaia di altri giovani afghani. È caduto dall’aereo militare americano e ha perso la vita”, si legge nella nota, in cui si spiega che il calciatore, come le altre vittime di questa tragedia, cercavano un “futuro migliore in America”. Anwari frequentava la “Esteghlal High School” franco-afghana. Aveva esordito con le nazionali giovanili dell’Afghanistan a 16 anni.
Lunedi scorso Zaki era tra le centinaia di fuggiaschi che inseguivano il cargo Usa durante il rullaggio sulla pista di decollo dell’aeroporto della capitale centroasiatica. Il comandante del panciuto jet da trasporto dell’USAF, già con personale americano da evacuare a bordo, aveva deciso di far entrare piu’ afghani possibile in fuga da Kabul, anche disaddettendo agli ordini di servizio. Dopo l’imbarco in condizioni oltre ai limiti della minima sicurezza, 640 persone erano riuscite a accoccolarsi in preda al terrore, senza alcun bagaglio, nello spazio interno del C 17. Di piu’ non ci stavano e il pilota americano ha deciso di decollare, avendo non i minuti ma i secondi contati per far alzare in volo il “bestione” cargo. Ma l’inseguimento sotto le grandi ali di chi annebbiato nella ragione e spinto dall’istinto di conservazione, ha mostrato decine di persone attaccarsi ad ogni appiglio esterno dell’aviogetto. Qualcuno, tra cui il giovanissimo calciatore Zaki, si è appeso al carrello, cercando di trovare qualche centimetro cubo dentro il vano ruote per non perdere il “volo della vita”.
Quando l’aereo è riuscito a staccarsi da terra, il vano carrello ruote si è, come da procedura aeronautica e seguendo la prassi necessaria per prendere la quota di crociera, l’atleta che aveva appena valicato l’età dell’adolescenza spesa ad allenarsi e a poter giocare qualche partita con la nazionale afghana, probabilmente estenuato, ha mollato la presa ed è precipitato nel vuoto da un’altezza di almeno 200 metri. Voleva inseguire in America il suo sogno di giocare a calcio ad alti livelli. Ci ha rimesso la vita.
Afghanistan, Tajani: “Calcio si inginocchi per Zaki Anwari”
Arriva da Roma su Twitter l’appello dell’europarlamentare Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, per ricordare il calciatore 19enne morto nel tentativo di scappare dai talebani
“A 19 anni Zaki Anwari era una grande promessa del calcio afghano. Per scappare dai talebani aveva provato ad aggrapparsi al carrello di un Boeing statunitense in partenza da Kabul. Voleva un futuro migliore ma ha trovato la morte. Il calcio si inginocchi anche per lui”.
Questo il tweet dell’europarlamentare Antonio Tajani che ha lanciato questo appello per ricordare la memoria del giovane calciatore afghano, scomparso terribilmente nel tentativo di fuggire dalla situazione drammatica che sta colpendo il suo Paese. Marcello Di Meglio