Walk this way. A cura di Roberto Polleri (foto di Daniela Masutti e Marco Patrone)
Il nostro esperto di moto Roberto Polleri ha provato per tutti noi l’Harley-Davidson Pan America 1250 grazie alla disponibilità di Marco Ivaldi, titolare della concessionaria Harley-Davidson Portofino di Sestri Levante che ringraziamo.
Si tratta di una primo appuntamento con le moto al quale ne seguiranno altri.
La storia
Ci sono operazioni che a volte lasciano senza parole. Imprese che tentano di unire caratteristiche diametralmente opposte che, quasi per magia, creano un connubio di successo.
Una di queste è datata 1986 e vede una band hard rock realizzare un pezzo con alcuni colleghi musicisti rap. Dall’unione delle chitarre distorte di Joe Perry e la voce graffiante di Steven Tyler degli Aerosmith, con i ritmi sincopati di Joseph Simmons e Darryl McDaniels dei Run DMC nasce un pezzo che scala rapidamente le classifiche: il titolo è “Walk this way”, un esplosivo mix di rock duro e strofe rap mai visto prima.
Usiamo questa immagine per descrivere la nuova moto uscita dagli stabilimenti di Milwaukee: la Harley-Davidson Pan America 1250. Un mezzo entrofuoristrada che, ancora prima della presentazione, ha fatto parlare parecchio di sé.
La casa statunitense entra con decisione in un settore per lei del tutto nuovo, con un veicolo molto differente dai modelli attualmente in produzione. Un modello che ha immediatamente suscitato grande entusiasmo ed anche severe critiche. Scopriamo allora le caratteristiche di questa due ruote a stelle e strisce.
Il marchio a due ruote USA torna con questo mezzo in un settore che ha già frequentato agli inizi del secolo. Quando i loro mezzi affrontavano le strade del Nuovo Continente che erano poco più che sentieri sterrati, adatte ai cavalli ed ai carri più che ai veicoli a motore.
In questa epoca Harley-Davidson si presenta come competitore verso la trazione animale, con lo slogan che le moto sono in grado di fare le stesse cose dei quadrupedi, ma risultano più docili di loro. Oltre a questo, la motocicletta appare vincente anche rispetto alle pochissime auto in circolazione. Necessita, infatti, di un sentiero singolo mentre l’automobile, per sua natura, ha bisogno di due “tracce” dove posizionare le ruote.
E’ in quell’epoca che inizia a svilupparsi l’idea di viaggio in moto, è addirittura del 1915 la pubblicazione di Theodore J. Werle dal titolo “Suggerimenti per il campeggio viaggiando in motocicletta”, dove l’autore spiega con dovizia di particolari i migliori metodi per caricare i bagagli. Su come sistemare la tenda e molto altro sul viaggio a due ruote in pieno contatto con la natura.
Accanto a tutto questo, la casa di Milwaukee si cimenta in moltissime competizioni anche in fuoristrada, dove riesce a sbaragliare la concorrenza.
A poco a poco però, vista la sempre maggiore presenza di ampie strade asfaltate, le maestranze decidono di focalizzare la propria attenzione su mezzi squisitamente stradali.
Oggi, a molti anni di distanza, la casa statunitense torna nel settore entrofuoristrada con questo nuovissimo modello, un inedito mezzo votato al viaggio e all’avventura in senso globale.
Qualche dato dell’Harley Pan America 1250
Pan America viene proposta in due versioni, una “base” più semplice ed una “special” ovviamente più completa e sofisticata.
I due modelli sono entrambi spinti dal nuovo motore da 152 cv ed una coppia impressionante di ben 125 Nm, denominato “Revolution Max 1250”, un V-Twin longitudinale a V di 60° appunto da 1.250 cc. raffreddato a liquido, che rispetta la severa normativa Euro 5.
Il motore è parte strutturale del mezzo, integrato come elemento centrale del telaio, che garantisce una assoluta rigidità della struttura ed un risparmio di peso. Questo si attesta sui 242 kg in ordine di marcia per la versione “base” mentre la Special pesa 253 kg.
I cerchi sono in lega di alluminio, da 19 pollici all’anteriore mentre il posteriore è da 17 pollici con cerchi in lega. Un set di cerchi a raggi con pneumatici tubeless sono disponibili per la Special, mentre sono optional per la versione “base”.
Su questi cerchi troviamo gli pneumatici Michelin Scorcher Adventure, sviluppati espressamente dal produttore per questi modelli, che risultano in grado di soddisfare le esigenze anche dei viaggi più avventurosi.
Per gli amanti dell’off-road, saranno inoltre disponibili le Michelin Anakee Wild con un battistrada molto aggressivo e tassellato.
Al reparto freni, Harley-Davidson e Brembo hanno collaborato ad un nuovissimo impianto dedicato alla nuova entrofuoristrada a stelle e strisce.
All’anteriore troviamo un doppio disco da 320 mm. con pinza radiale monoblocco a quattro pistoncini, mentre il posteriore ha un diametro di 280 mm.
Dal lato sospensioni la moto è dotata di elementi Showa con corsa di di 190 mm., con all’anteriore una forcella da 47 mm a steli rovesciati mentre al posteriore è presente un ammortizzatore Piggyback con precarico idraulico regolabile.
Il modello Special è dotato di sospensioni anteriori e posteriori semi-attive regolabili elettronicamente. Queste, utilizzando i dati forniti dai sensori sulla motocicletta, controllano automaticamente il lavoro delle molle ed i rispettivi movimenti in modo da adattarsi alle condizioni della strada e alla guida del pilota.
L’altezza della sella è di 86,8 cm in posizione bassa e di 89,4 cm in posizione alta.
Infatti il mezzo è dotato della tecnologia denominata “Adaptive Ride Height”, ovvero l’altezza di viaggio adattiva, un nuovo e rivoluzionario sistema di sospensioni che passa automaticamente da una posizione bassa in fase di arresto a una altezza ottimale quando la motocicletta è in movimento.
La tecnologia del veicolo è assolutamente completa: la strumentazione e le funzioni di infotainment sono visualizzate su uno schermo touchscreen TFT inclinabile da 6,8 pollici. Il display supporta l’infotainment generato dallo smartphone, che consente la navigazione grazie all’applicazione gratuita dedicata sia per iOS che per Android.
Il controllo del mezzo è affidato alla piattaforma inerziale IMU, la moto è anche dotata di Sistema di monitoraggio della pressione degli pneumatici, di faro anteriore con tecnologia Advanced Daymaker Adaptive Headlamp che sfrutta i dati del mezzo per determinare l’angolo di inclinazione della motocicletta e proiettare automaticamente una luce aggiuntiva negli angoli scuri della strada.
Manopole riscaldate, deflettori antivento e cupolino regolabile su quattro posizioni ed ammortizzatore di sterzo sono tra gli accessori di serie.
Le colorazioni disponibili sono sei: Vivid Black e River Rock Gray per la base mentre la special è disponibile nelle tonalità Vivid Black, Gauntlet Gray Metallic, Deadwood Green, oppure bicolore Baja Orange e Stone Washed White Pearl.
La Pan America è disponibile a partire da €16.300, mentre la Special parte da un prezzo di €18.700.
l’Harley-Davidson Pan America 1250 dal vivo.
Anche se ad un primo sguardo la moto ci appare come grande ed imponente, una volta saliti in sella l’impressione di timore svanisce subito.
La sella si abbassa e si toccano i piedi perfettamente a terra anche per chi, come il sottoscritto, segna soltanto 173 cm. di statura.
La seduta è molto comoda ed accogliente, lo stesso dicasi per le pedane. Manubrio ampio che trasmette idea di controllo, con i comandi morbidi da azionare.
Non si gira la chiavetta ma si dà assenso al motore tramite la piccola leva sulla destra e il grande display si illumina.
Premo il pulsante e il Revolution Max prende vita con un suono sommesso, estremamente ovattato e civile ma che offre subito una certa impressione di potenza.
Ingrano la prima e parto, gli oltre duecentocinquanta chilogrammi spariscono subito ai primi metri. Il mezzo offre subito una discreta confidenza e ci si trova a proprio agio immediatamente.
Il punto di forza è davvero il motore: il Revolution Max offre una potenza incredibile erogata in modo discreto ed efficace.
Il propulsore americano, con i suoi diversi riding mode propone alternative sempre molto efficaci ed utili nelle differenti condizioni.
Partiamo dalla modalità “road” la più classica, che offre tutta la potenza ma con erogazione davvero lineare e quasi “tranquilla”, mentre con la mappa “sport” la curva di potenza diventa subito più immediata e brillante anche se mai rabbiosa o scorbutica.
Questa seconda modalità è davvero molto divertente da utilizzare perché rende il gas molto reattivo e la moto appare subito pronta e scattante nonostante la mole.
In entrambe le regolazioni la potenza è tantissima, il bicilindrico spinge con facilità molto oltre le velocità codice in pochissimo spazio e con una semplicità quasi sconvolgente.
Se selezioniamo invece “rain”, questo si trasforma radicalmente e tutto si fa estremamente delicato e quasi “timido”, al fine di aumentare la sicurezza in caso di scarsa aderenza.
Abbiamo infine le due mappature “off road” e “off road plus”, adatte ai percorsi fuoristrada che abbiamo testato però solo su strade bianche e quindi in tratti poco impegnativi ma ne abbiamo apprezzato la guidabilità e la sensazione di sicurezza generale che ci ha comunicato il mezzo.
A nostro parere il suo habitat naturale è comunque il viaggio, fatto di trasferimenti autostradali che la Pan America affronta con una semplicità assoluta, offrendo a pilota e passeggero estrema comodità e minimo affaticamento.
A velocità di crociera legali il motore sembra essere spento ed offre l’impressione di poter continuare a girare all’infinito. La protezione dal vento è molto alta, grazie al parabrezza regolabile manualmente su quattro posizioni.
Qualcuno ci ha rappresentato la mancanza di un motorino elettrico per regolare l’altezza del plexiglass. I tecnici di Milwaukee hanno forse deciso di risparmiare qualche chilogrammo di peso e dotare il sistema di una leva manuale.
La regolazione migliore è al terzo livello che offre una posizione più verticale della parte trasparente e non interferisce con la visuale di guida, pur garantendo la massima protezione.
Usciti dall’autostrada, la nostra “amica americana” ci ha offerto momenti di puro divertimento quando la strada si è fatta un po’ più tortuosa.
Grande guidabilità e maneggevolezza, unite ad un motore brillante rendono questa moto realmente godibile nel misto con estrema sensazione di sicurezza.
I freni, innanzitutto, sono il modello che mi piace definire “arriccia-asfalto”, per la grande potenza e nello stesso tempo enorme dosabilità in ogni situazione. Questi, uniti al reparto sospensioni sempre all’altezza della situazione, garantiscono assoluto piacere di guida in estrema sicurezza.
Grazie alle sospensioni semi-attive si percepisce in ogni frangente che il mezzo stia “facendo la cosa giusta” trovando la perfetta mediazione tra comfort e sicurezza.
Si entra e si esce dalle varie curve con la sensazione che il limite sia del pilota e non del mezzo. Unico limite per chi come me abbia le braccia non troppo lunghe, nelle curve molto strette ho l’impressione di avere l’anteriore un po’ “lontano”, ma poco a poco, tornante dopo tornante mi sono abituato a questa particolare conformazione del mezzo.
Da ultimo una parola sul passeggero, che ha un ampio spazio di seduta, con pedane adeguatamente posizionate anche per lunghe percorrenze, senza affaticamento anche dopo varie ore in sella. Le maniglie offrono un buon appiglio a chi si goda il viaggio dalla porzione posteriore della sella.
Oltre a queste, la versione da noi provata era dotata di bauletto posteriore originale che, oltre a fornire una buona capacità di carico, permette al passeggero di poggiare la schiena comodamente.
La dotazione della nostra Special, curata dai tecnici di Harley-Davidson Portofino, era impreziosita dalla griglia anteriore para faro in metallo, dalla protezione del radiatore con marchio originale e da un paracoppa ideale per gli off-road più spinti.
Curiosando tra i meandri della rete, abbiamo trovato alcune segnalazioni di “difetti” o comunque caratteristiche poco gradite ai vari osservatori.
Tra queste la lamentela sul calore emanato dal propulsore, in particolare dal lato destro del carter in corrispondenza del catalizzatore posto sugli scarichi.
In viaggio il calore si percepisce minimamente, mentre se si affrontano tratti a bassa velocità nel traffico, questo appare ovviamente accentuato ma non è fastidioso se si indossa abbigliamento tecnico.
Certo è che se si sale in sella con mocassini e bermuda le cose cambiano non poco. Stesso problema per la ventola collocata sul lato opposto: ovviamente il calore dissipato è notevole ma non abbiamo percepito un reale fastidio o una sensazione insopportabile.
In generale la moto mi è piaciuta molto, mi ha trasmesso grande sicurezza, potenza ed un carattere unico.
Personalmente apprezzo molto chi sappia reinterpretare una radice antica con contenuti moderni ed all’avanguardia e, in questo, Harley-Davidson ha davvero colto nel segno.
Partendo da una tradizione ultracentenaria ha declinato l’essenza della casa con tecnologia e modalità attuali, volte non solo ad affascinare chi sia già possessore del marchio.
Ma anche con l’intenzione di avvicinare chi sia alla ricerca di un mezzo entrofuoristrada potente ed originale in grado di coprire con semplicità anche grandi distanze su ogni tipo di terreno.
Come un esplosivo mix di rock duro e strofe rap
E, chiedendo ancora in prestito le parole di Steven Tyler e il duo Simmons e McDaniels:
“Wasn’t me she was foolin’ ‘cause she knew what she was doin’
And I knew her love was here to stay
When she told me to
Walk this way, talk this way.”
[Non era me che stava prendendo in giro perché sapeva quello che stava facendo
E sapevo che il suo amore era qui per restare
Quando mi ha detto di
Cammina in questo modo, parla in questo modo]
Siamo certi che farà molta strada ancora e sentiremo parecchio parlare di lei…
Il tour.
La nostra Pan America si è cimentata in un percorso piuttosto ampio che ha presentato differenti tipologie di tracciato: siamo partiti dalla Liguria e siamo arrivati fino in Piemonte in zona Cuneo, nella spettacolare Valle Gesso che si incunea tra le Alpi Marittime.
Quindi dal trasferimento autostradale siamo passati alle strade extraurbane della “Provincia Granda” per arrivare alla, tortuosissima strada provinciale della “Madonna del Colletto”. Strada che, in pochi chilometri, porta dagli 800 metri di Valdieri fino agli oltre 1300 della sommità del colle dove sorge il santuario omonimo.
Siamo poi scesi a valle per inerpicarci oltre l’abitato di Entracque, dove, superando la diga e la centrale elettrica, abbiamo raggiunto la frazione San Giacomo, la cui strada è in gran parte sterrata.
Dalle Alpi siamo poi tornati sui nostri passi ed abbiamo raggiunto Sestri Levante lungo la più famosa delle strade statali: l’Aurelia.
Il nostro grazie più sincero va a Marco Ivaldi, titolare della concessionaria Harley-Davidson Portofino di Sestri Levante (GE) per aver messo a disposizione la Pan America per questo lungo e piacevole itinerario di prova.