In concomitanza del contagio Covid19, il livello di comunicazione mediatica tende a pavoneggiarsi evocando il concetto di “scienza” e calandolo di peso sul cittadino, quale beneficiario finale.
Nondimeno, l’uso del termine e la sua identificazione risultano troppo approssimati e spettacolarizzati per non pensare alla scienza come utile strumento per assiemare e compattare il consenso civico.
In effetti, il cittadino trova sponda sicura nella scienza (ben prima della circostanza pandemica) anche quando rappresentata come intrattenimento televisivo, anche quando esemplificata con i personalismi tipici di chi ci tiene ad apparire agli onori della visibilità mediatica.
Non vi è dubbio che la visibilità sia oggidì un fattore indispensabile di consenso (vedi il modello influencer), laddove una plaudente massa di spettatori vi assegna delega per ogni propria decisione finale.
In verità, anche certa comunicazione pseudo-scientifica agisce sulla cittadinanza dotandola di un comodo scudo protettivo per difendersi dall’eccesso informativo (l’ infodemia), fino a negare di validità ogni posizione non conformata al mainstream.
Di fatto, risulta fuorviante ogni narrazione incompleta presentata per scienza, giacché la regola scientifica prevede confronti alla pari e adotta solo gli esiti definiti condivisi come argomenti di divulgazione.
L’elargizione di fiducia da parte del popolo (che non è mai tutto il popolo) paradossalmente non prevede questo passaggio. Anzi, diviene facile preda di istrionismi mediatici, simpatie, ideologie, in linea con una ricerca della verità il più delle volte determinata da una sua scelta anticipata.
In addendum, poco si riflette sul fatto che in un sistema globale dove tutto è nella mani dell’economia, la politica e le Istituzioni, ai vari livelli, ne divengono tendenziale promanazione. E poco si riflette sul fatto che la presenza, ad esempio, di tecnici/scienziati nelle commissioni istituzionali accade solo per nomina da parte della stessa nomenklatura istituzionale.
Ciò dispone al dubbio legittimo che ciò che viene mediaticamente proposto come scienza non corrisponda che ad una verità parziale.
A latere, per umana natura, non sono mai escludibili fattori soggettivi in base ai quali la cosiddetta scienza può temporaneamente divergere dalle sue pubbliche finalità.
In sintesi conclusiva, vale superare la predominanza di una sola narrazione, anche se di matrice Istituzionale, se e quando ne vengono taciute altre, altrettanto scientifiche.
Il confronto-tra-pari è la regola che consente di denominare appropriatamente la Scienza. E, visto l’attuale panorama sempre più confuso, dovremmo tutti esigere una comunicazione definita e condivisa al fine di dare concretezza alle pubbliche esternazioni di tutela della salute pubblica. Massimiliano Barbin Bertorelli