Il Tar ha accolto il ricorso del Comitato cura domiciliare Covid-19 e sospende la circolare del ministero della Salute che prescriveva “vigile attesa” e somministrazione di fans e paracetamolo (Tachipirina) per i primi giorni di covid 19 per i pazienti a casa.
Secondo il giudice del Tribunale amministrativo il contenuto della nota ministeriale “si pone in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico nei termini indicati dalla scienza e dalla deontologia”.
Il Tar del Lazio si era già espresso accogliendo l’istanza cautelare dei medici del “Comitato Cura Domiciliare Covid-19” e sospendendo l’efficacia della nota AIFA del 9 dicembre 2020.
Ora il ricorso accettato firmato dal presidente dell’Associazione e avvocato Erich Grimaldi e dall’avvocato Valentina Piraino annulla la circolare del ministero della Salute aggiornata al 26 aprile 2021, nella parte in cui, oltre a prevedere la “vigilante attesa” nei primi giorni d’insorgenza della malattia, pone anche indicazioni di non utilizzo di tutti i farmaci generalmente utilizzati dai medici di medicina generale per i pazienti affetti da Covid.
In particolare, secondo il Tar, che ripone al centro il sanitario con la possibilità di agire in scienza e coscienza, “la validità giuridica di tali prescrizioni, è onere imprescindibile di ogni sanitario di agire secondo scienza e coscienza, assumendosi la responsabilità circa l’esito della terapia prescritta quale conseguenza della professionalità e del titolo specialistico acquisito. La prescrizione dell’Aifa, come mutuata dal ministero della Salute, contrasta, pertanto, con la richiesta professionalità del medico e con la sua deontologia professionale, imponendo, anzi impedendo l’utilizzo di terapie da questi ultimi eventualmente ritenute idonee ed efficaci al contrasto con la malattia Covid-19 come avviene per ogni attività terapeutica”.
“Il contenuto della nota ministeriale (del 26 aprile 2021 ndr), imponendo ai medici puntuali e vincolanti scelte terapeutiche – secondo il Tar – si pone in contrasto con l’attività professionale così come demandata al medico dalla scienza e deontologia professionale”,
“Finalmente un punto fermo a una battaglia che portiamo avanti da due anni, è la fine della vigile attesa”, ha commentato l’avvocato Grimaldi.
“Le scelte terapeutiche – commentano dal Comitato – sono da sempre un dovere e un diritto dei medici. Chi ha curato a casa è stato ingiustamente bistrattato e accusato più volte di agire in malafede, invece di ascoltare e recepire le costanti richieste di collaborazione che abbiamo più volte proposto al ministero”.