Il suicidio di un poliziotto della Polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Valle Armea a Sanremo, avvenuto lunedì scorso 7 febbraio, è stato un evento tanto tragico e drammatico da indurre il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria a non commentare quanto avvenuto.
Ma, a funerali avvenuti e interrompendo il doveroso e rispettoso silenzio stampa per il decesso del collega Sebastiano Costa – “Seba” per gli amici, il segretario regionale del SAPPe, Michele Lorenzo, dichiara: “Durante le esequie mi ha colpito l’omelia del vescovo di Sanremo Antonio Suetta, che ha citato la parola ‘solitudine’ come concausa di eventi tristi come questi.
Altrettanto apprezzabili le parole pronunciate sul sagrato della chiesa da parte del Provveditore interregionale.
Per questo l’auspicio del SAPPe è fare al più presto chiarezza, se cioè c’è o meno correlazione tra ambiente lavorativo ed un evento drammatico come quello avvenuto lunedì, perché che oggi l’amarezza è tanta e le lacrime di dolore miste a rabbia per la irragionevole scomparsa del collega ‘Seba’ da parte dei colleghi di Sanremo hanno più significato di molte parole.”
Il segretario Lorenzo torna a denunciare la grave situazione operativa del carcere di Sanremo, dove già nel 2019 un altro appartenente al Corpo si era tolto la vita: “Solo nel 2021 si sono contati 4 incendi nelle celle, ben 9 aggressioni al personale, 4 tentati suicidi e purtroppo un suicidio, 86 gesti di autolesionismo, turni di servizio anche di 8 ore (33.000 ore di straordinario).
Tutto questo non consente a questo poliziotto di operare in serenità, incombe come la spada di Damocle quel timore che comunque i devastanti quotidiani comportamenti dei detenuti possano in qualche modo coinvolgere anche penalmente il collega in servizio, così come è tutt’oggi inspiegabile l’assenza di assistenza psichiatrica per quei detenuti che manifestano tale patologia ed è inspiegabile l’assenza di lavoro per i detenuti.
Sotto il profilo organizzativo Sanremo è scoperta di personale del ruolo intermedio come ispettori, stranamente dirottati verso altre sedi o chiamati a svolgere altri compiti lontano dai reparti detentivi, il che significa maggiore responsabilità in capo al poliziotto di turno e, come ha ben detto il vescovo Suetta, il collega è solo.”
Lorenzo si pone la domanda: “cosa si è fatto per evitare tutto questo?”
Donato Capece, segretario generale del SAPPe, ricorda come quello dei poliziotti penitenziari suicidi è un dramma che va avanti da tempo senza segnali di attenzione da parte del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
“I poliziotti penitenziari – dichiara Capece – sono lasciati abbandonati a loro stessi, mentre invece avrebbero bisogno evidentemente di uno strumento di aiuto e di sostegno.
Con il collega di Sanremo sono già due, nel 2022, i poliziotti penitenziari che si sono tolti la vita. Furono 5 nel 2021, 6 nel 2020 ed 11 nel 2019”.
Numeri “sconvolgenti”, per Capece che aggiunge: “Il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non possono continuare a tergiversare su questa drammatica realtà. Servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo del Personale di Polizia Penitenziaria. Come anche hanno evidenziato autorevoli esperti del settore, è necessario strutturare un’apposita direzione medica della Polizia Penitenziaria, composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria”.
“Qui – conclude Capece – servono azioni concrete e non le chiacchiere ministeriali e dipartimentali che su tutti queste tragedie non ha fatto e non fa nulla: è vergognoso e inaccettabile!”.