Parco dell’Antola e Parco dell’Aveto: la magia della neve nelle valli del genovesato
In questi giorni le vallate alle spalle di Genova, dal Parco dell’Antola al Parco dell’Aveto, si presentano ricoperte di una coltre di neve candida e soffice. Da ieri le cime del Monte Antola e del Monte Penna, due tra gli itinerari escursionistici più amati dai genovesi, ci regalano panorami mozzafiato grazie alla magia della neve.
Dopo giornate quasi primaverili con un’alta pressione che ci ha fatto credere che l’inverno fosse quasi alle porte ecco sprofondare nuovamente le temperature e lasciar spazio alla neve che nella notte di San Valentino, 14 febbraio, è caduta copiosa sia in Val Trebbia che in Val D’Aveto.
Parco dell’Aveto: il laghetto del Monte Penna e la sua foresta imbiancata
Il Monte Penna con i suoi 1735 mt sul livello del mare si trova sull’Appennino Ligure nel Parco Regionale Naturale dell’Aveto. Alle sue pendici nascono i due fiumi Taro e Ceno che danno il nome alle due valli di confine tra la Liguria e l’Emilia Romagna.
Il suo nome deriva dalla divinità celtica “Penn”, considerato dalle antiche popolazioni locali il protettore dai pericoli della montagna. Molti studi lo riferiscono ad una divinità celtica del 3000/2000 a.C. che le popolazioni liguri montane veneravano nella forma di blocco di pietra e roccia che chiamavano appunto “Penn” o “Pennin” il cui significato era proprio quello di cima, vertice e sommità.
Il laghetto del Monte Penna si trova ad un’altitudine di 1450 mt sul livello del mare e si mostra così in tutto il suo fascino naturalistico tinto di bianco. Mancano solo gnomi e folletti e sembra di essere catapultati in un paesaggio incantato disegnato da una candida coltre di neve.
Migliaia di anni fa regnavano da queste parti le popolazioni celtiche e non si può davvero fare a meno di fantasticare perché questa atmosfera aiuta non poco.
I riflessi del sole al tramonto filtrano tra gli alberi della foresta creando giochi di luci e ombre, riflessi iridescenti che scaldano anche il cuore più infreddolito dalle temperature quasi glaciali.
Camminando da queste parti ci si aspetta di intravedere qualcosa, forse un animaletto che sbuca dalla neve in cerca di cibo. Le orme ci sono, piccole ma definite, sia sul laghetto che all’interno della foresta di faggi attraversata dai raggi di un sole tiepido che sciabola di rosso le cime degli alberi. I contrasti di colori di queste giornate fanno di questo luogo un regno incantato.
Parco dell’Antola: Casa del Romano e le sue alte vette innevate
Un’altra tappa quasi obbligata dopo la nevicata dei giorni scorsi è Casa del Romano, altitudine 1400 mt sul livello del mare. Ci si lascia alle spalle Genova, ci si dirige attraverso la statale 45 fino a Torriglia e da qui si va alla scoperta delle vallate dell’Antola innevate.
Il complesso del Monte Antola costituisce il nodo orografico che collega le quattro province di Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza ed è posto al centro di un itinerario escursionistico tra i più belli della Liguria. Percorso panoramico di notevole pregio naturalistico che unisce la costa all’appennino ligure.
Casa del Romano si affaccia su tre vallate: Val Borbera, Val Trebbia e val Vobbia. Salendo su fino al Monte Antola si possono raggiungere i suoi 1597 mt di altitudine ma per osservare la magia della neve caduta in questi giorni poco più su di Casa del Romano sono necessarie le ciaspole.
“Sui campi e su le strade, silenziosa e lieve, volteggiando, la neve cade”
Boschi di faggio e praterie ricoperte di una candida coltre di neve che ormai non ci si aspettava più, un paesaggio che riporta alla mente i versi di una poesia di Ada Negri: “La danza della neve”.
“Sui campi e su le strade, silenziosa e lieve, volteggiando, la neve cade. Danza la falda bianca ne l’ampio ciel scherzosa, poi sul terren si posa, stanca. Tutto d’intorno è pace; chiuso in oblìo profondo, indifferente il mondo tace”.
E il mondo qui sembra effettivamente tacere, di un silenzio avvolgente e puro come la neve che ricopre ogni cosa. Ciuffi d’erba e arbusti spruzzati; dove non arriva la neve avvolge la nebbia che disegna i fianchi delle montagne come fossero forme femminili di una sensualità celata.
Sono i colori dell’inverno che a Casa del Romano si adagiano al volere delle neve e acquistano toni e sfumature intense che vanno dai bruni tenui agli azzurri dell’orizzonte. Linee nette i confini delle valli che si tingono di blu cobalto e si stagliano prepotenti sul contrasto candido del manto bianco che ricopre il tappeto erboso magicamente sparito.
La neve appesantisce i rami degli alberi che sembrano piegarsi alla sua volontà e ti senti avvolgere quasi come in un abbraccio tenero e materno.
“E’ scesa la neve, divina creatura, a visitare la valle”
Lo spettacolo dei contrasti di forme e colori è di una tale leggerezza che sembra frutto della mano di quella che Gabriela Mistral, poetessa cilena vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura nel 1945, definisce: “divina creatura” nella sua poesia: “E’ scesa la neve”.
“E’ scesa la neve, divina creatura, a visitare la valle… Dolce! Giunge senza rumore, come gli esseri soavi… Pura…Ha così dolci dita, così lievi e sottili, che sfiorano senza toccare”.
Crinali e pendii scoscesi del Parco dell’Antola e del Parco dell’Aveto dipinti da un candore luminescente; è la magia della neve che definisce contorni di spazio con leggiadra maestria e pervade la natura che la circonda di un’atmosfera da fiaba. E’ una prospettiva differente alla quale non siamo abituati. Un mondo etereo che come è comparso in una notte, dopo qualche giorno sparirà, come se niente fosse e ne rimarrà solo il ricordo.
“Se la purezza esiste, quanto è simile alla neve”
Non sembra esserci nulla come la neve che appare e scompare in un lampo. Ci regala immagini come queste che oggi possiamo contemplare dal vivo e domani saranno svanite, portate via dal vento e dal calore di un raggio di sole.
Come scrive il poeta messicano Vicente Quirarte nella sua poesia: “Incontro con la neve”. “Ha nevicato tutta notte e albeggia la terra immacolata. Chi potrebbe dire che sotto il manto prepara il suo verde la primavera. Se la purezza esiste, quanto è simile alla neve: foglio bianco steso sul mondo per dimostrare che niente rimane”. Sabrina Malatesta (foto Tamara Oggiano)
Sull’argomento della stessa autrice: La Val Trebbia sotto la neve: una fiaba da raccontare