E’ frequente assegnare valore di verità all’ equazione tenace uguale capace.
La caratteristica della tenacia, decantata da più parti, è un fallace residuo derivante dall’esperienza scolastica, nella misura in cui lo studente dotato di tenacia é reputato avere già in sé il calibro per ottenere risultati grandiosi. E deriva anche dall’esperienza amorosa, dove l’uomo tenace, non demordendo da tentativi fallimentari e infruttuosi, riesce ad ottenere risultati insperati rispetto ad un uomo incostante, meno perseverante.
Fuor di metafora, la corrispondenza tra tenacia & capacità, per provocatorio balzo, è massimamente riscontrabile nell’ alveo del lavoro dipendente, indifferentemente a livello pubblico e privato, trovando qui ideale finalizzazione.
Un alveo fecondo, menzionando “I mezzemaniche” di G. Courteline, che tra alchimie miracolistiche e meritocrazie artefatte, riesce a produrre modelli impiegatizi-manageriali che in altri contesti aziendali, dimensionalmente più ridotti e più selettivi, non potrebbero sussistere.
Questo ambito organizzativo di fantozziana memoria, posto ben oltre la possibilità immaginativa del cittadino, lo si può comodamente concentrare nell’ iter carrieristico del funzionario medio, tenacemente stanziale e smanioso di ereditare la superiore qualifica, laddove la tenace stanzialità è caratteristica premiante per ispirare e aspirare allo scatto di mansione. Non a caso, in tale fattispecie, la virtù della tenacia identifica il presupposto ineludibile per chiunque ambisca ad incarichi apicali.
A ribadire il concetto, va considerato quanto la tenacia in ambito lavorativo, analogamente all’ambito del corteggiamento amoroso, consente all’individuo medio il raggiungimento di obiettivi altrimenti impensabili.
Per italico costume, l’alveo delle Aziende di Stato é quello più cadenzato da un personale avvezzo all’ esercizio di una tenacia stanziale analoga a quella dell’utente in coda, in possesso del numero progressivo.
Fatto sta che, alla fin fine, la tenacia molto raramente corrisponde a capacità. Ma, in specifici contesti, ne conferisce aspetto e ne sortisce ruolo. Massimiliano Barbin Bertorelli