Quello di ieri sera sul palco di Nervi era un successo annunciato. Dopo 39 anni infatti ha fatto ritorno a Genova la Compañía Antonio Gades che nel lontano 1983 si era esibita in Suite flamenca, quando ancora c’era lui, il grande e unico Antonio.
In questa edizione 2022 del Festival Internazionale di Musica e Balletto a Nervi la compagnia, ora diretta da Stella Arauzo, ha scelto di portare Carmen, balletto creato da Gades e Carlos Saura, ispirato all’opera di Prosper Merimée.
Il lavoro andò in scena per la prima volta (non a caso) a Parigi nel 1983, rivoluzionando lo spirito del flamenco, fino ad allora improntato alla classicità, e diventando a sua volta un classico della danza contemporanea.
Gades è stato il primo, nel mondo del flamenco, a cogliere l’essenza, la sostanza della figura di Carmen, privandola radicalmente degli orpelli folcloristici che la rendevano così appetibile al pubblico.
La sua è stata una sfida di tipo teatrale, che non solo fu di ispirazione per un nuovo genere di rappresentazione all’interno della scena spagnola, ma che continua a vincere ancora oggi, avvicinando ad un genere popolare l’ammirazione del mondo dei teatri internazionali.
Dal punto di vista musicale, lo spettacolo di danza è difatti un piccolo capolavoro di fusione classica-flamenca: le melodie si confondono come se non ci fosse nessuna frattura tra un genere e un altro. Lirica e zapadeados (il battito dei piedi) diventano un’armonia unica di cui il corpo di ballo si fa interprete, in quel tripudio coinvolgente di forza e vigore che è il flamenco.
Non a caso, Carmen è da oltre vent’anni la dimensione ideale per rappresentare l’orgoglio, la forza di vita e la potenza che animano la danza spagnola. Il duende (spirito) flamenco passa così attraverso il coinvolgimento dell’opera del compositore parigino, che seppur riproposta in una versione assolutamente flamenca, è stata ampiamente apprezzata anche dal mondo della classica.
Per Antonio Gades Carmen non ha niente di frivolo! “È una donna che si fa rispettare dagli uomini. Quando ama, ama e quando smette di amare, smette di amare. – affermava il coreografo – Pur di non perdere la sua libertà, si precipita verso la morte: la morte è presente e visibile fin dall’inizio, non arriva all’improvviso. Carmen sa che la uccideranno, ma per lei è molto più importante questo senso, così nobile, della libertà.”
E ieri sera questo spirito libero e ribelle è stato interpretato da Cristina Carnero, una splendida Carmen sotto tutti gli aspetti. Bella, seducente, perfetta da un punto di vista tecnico, ma anche ottima attrice. Sul suo volto c’era tutta la passione del personaggio così come nel suo corpo, avvolto da un abito rosso, che parlava d’amore attraverso ogni gesto. Accanto a lei, nel ruolo di Don Josè, Alvaro Madrid, un giovane e talentuoso ballerino, forse un po’ troppo acerbo per quel ruolo che era stato di Antonio. Chi ricorda il Don Josè di Gades anche nel famoso film “Carmen Story” (nato dalla collaborazione del ballerino spagnolo con il regista aragonese Carlos Saura) inevitabilemente si è trovato a fare qualche paragone. Ma indubbiamente lo spettacolo di ieri ha entusiasmato a pieno il pubblico: bravi gli interpreti del balletto così come musicisti e cantanti che hanno fatto riecheggiare fra le fonde degli alberi dei Parchi le coinvolgenti musiche dello stesso Gades, Solera Freire, Manuel Penella e José Ortega Heredia/Federico Garcia Lorca, intremmezzate da noti brani dell’opera lirica di Bizet (questi invece registrati). Straordinarie le scene d’amore in cui la Carnero ha sfoderato tutte le sua arti seduttive per incantare l’ingenuo Don Josè che arriverà poi ad ucciderla non sapendo gestire la personalità indomabile della donna.
Tanto pubblico, tanti gli applausi e numerosi i bis concessi dalla compagnia che evidentemente sembrava instancabile anche dopo l’ora e mezza di incessabile flamenco a tutto ritmo. Francesca Camponero