Il termine scellerato bene identifica il tempo presente e quella condizione di degrado etico-morale che sollecita la reprimenda di chiunque giudichi con sospetto e malanimo ogni intento umano alternativo.
Non vi è dubbio alcuno sul fatto che l’ individuo resta il fautore della propria condizione di regresso. Come del suo opposto, il progresso.
Egli può prevedere per sé e anche nei confronti dei propri simili un ruolo animoso e animato da propositi solidali, in base all’insopprimibile esigenza di stringere legami. Ma può anche prevedere il contrario, in relazione al perseguimento di specifiche finalità.
Sia come sia, la frequente equivocità dei rapporti inter-personali, che trovano infausto paradigma biblico nel fallimento nella costruzione della Torre di Babele, esordisce spesso su una superficie di deduzioni affrettate ed ego-riferite, nonché di opinioni comodamente rabberciate.
In ordine alla premessa, l’interpretazione autentica di questa storia umana riferisce sic et simpliciter di una condizione barcollante e ruzzolante, che pare percorrere a ritroso i gradini della scala evolutiva.
Così, frastornato da algoritmi inutilmente efficienti, al netto di ogni riconosciuto effetto collaterale, l’ individuo smotta dalla condizione di animale pensante ad animale mal pensante.
Una ri-classificazione involutiva che lo de-localizza fuori dal proprio centro naturale, verso un Antropocène tossico.
In sostanza, tale de-localizzazione sta sortendo effetti tanto evidenti quanto devastanti, laddove l’uomo, dopo avere stralunato valori & vanificato sentimenti, ne fa uso scellerato, arrecandosi a vicenda danno e rovina. Massimiliano Barbin Bertorelli