Sebbene si possano storicamente tirare in ballo contesti sociali improntati a ginecocrazia & matriarcato, ad esempio traendo spunto da J.Bachofen, non vi è dubbio che nel tempo il genere femminile abbia subìto innumerevoli angherie in nome di superiori esigenze.
Tali superiori esigenze, tipicamente maschili, a tutt’oggi ancora si manifestano con evidenza nella vita domestica nella misura in cui produce alla parte maschile il beneficio di una volontaria dedizione femminile.
La narrazione si esonera dal rappresentare le dinamiche madre-figlio e le implicazioni conseguenti. Punta invece il compasso sulle dinamiche dirette sentimental-familiari in cui la donna è parte esposta & sacrificabile, talvolta chiamata a rinunciare alle personali istanze in forza di ragioni altrui.
La partizione tra rinuncia e sacrificio resta un nervo scoperto e non di rado dolente per il genere femminile, implicata ad una cultura educativa che, sotto sotto, ancora culla e orienta il nascituro a seconda del genere.
In particolare, certa consuetudine educativa maschilista presuppone per la donna una quotidiana conquista erga omnes di un proprio spazio di libertà a fronte di inesorabili condizionamenti.
Permangono ancora, inconfessabilmente differenziate, le due categorie del nascere maschio & del nascere femmina, al punto di riesumare, ahimé, l’osservazione di J.S. Mill, “nascere femmina, piuttosto che maschio, non può decidere della difficile sorte individuale per tutta la vita”.
In specie, anche nel mondo dell’arte, in apparenza libero, il talento femminile è spesso irriconosciuto quando non mortificato. Talvolta costretto, per i più disparati e pretestuosi motivi, a deflettere in nome di una liturgica conciliazione delle esigenze familiare.
L’idea di progresso, anche in tale ambito, deve ri-collocare la punta del proprio compasso sulla fattuale parità tra generi in ogni dinamica sociale, superando il bisogno di enunciarla solo per consenso elettorale o appeal pubblicitario.
Finalmente tramontato il tempo dello “ius osculi” (un diritto al bacio dal cui esito poteva sortire la pena capitale), residuano ancora svariati segnali di parzialità.
Nel complesso, se “l’esame morale dell’umanità si manifesta solo nei confronti di chi non rappresenta pari forza”, citando Milan Kundera, l’attuale livello di progresso, anche in materia di genere, resta deludente. Massimiliano Barbin Bertorelli