C’è chi lo aveva definito l’ultimo boiardo di Stato. E una cosa è certa: Giuseppe Bono ha segnato la storia delle partecipate pubbliche per oltre mezzo secolo.
Bono era un calabrese doc. Nato a Pizzoni 78 anni fa nel piccolo paese ora nella provincia di Vibo Valentia.
Laureato in Economia e commercio, aveva cominciato la carriera nel gruppo Fiat. Dopo essere stato nominato amministratore delegato di Aviofer, dal 1991 al 1993 fu direttore generale di Efim. Nel 1997 approdò in Finmeccanica dove ricevette l’incarico di direttore generale per salire ancora nel 2000 con la nomina ad amministratore delegato.
Nell’aprile del 2002 avvenne lo scambio tra Roma e Trieste: l’ad di Fincantieri Pierfrancesco Guarguaglini venne chiamato nella capitale alla guida di Finmeccanica e al suo posto andò Bono.
Una lunga storia durata due decenni: quello che segna Bono al timone del gruppo navalmeccanico è un record. Una storia complessa che vede all’inizio Bono impegnato a tirare Fincantieri fuori dalle secche in cui si trovava. E da azienda praticamente decotta, prima è stata risanata e poi rilanciata fino a conquistare la leadership sui mercati internazionali.
Riconferma dopo riconferma, Bono ha guidato dunque il gruppo per 20 anni esatti. Nello scorso aprile, l’azionista decide per la discontinuità nel rinnovo al vertice di Fincantieri. Fino all’ultimo, si ventilava l’ipotesi di una riconferma nel ruolo però di presidente. Ma non è stato così e oggi in Fincantieri si è chiusa l’era Bono.