Nell’operazione “Blocco Est Europa” nei guai due giovani genovesi e dei minori
Operazione “Blocco Est Europa”. Nelle prime ore di questa mattina, la Digos di Genova e il Servizio per il contrasto all’estremismo e terrorismo interno della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione della Polizia di Stato unitamente a personale del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica Liguria e del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere e degli arresti domiciliari emessa da un gip del Tribunale di Genova.
Il tutto avviene nell’ambito di una vasta indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova unitamente al gruppo specializzato “soggetti deboli” della medesima Procura della Repubblica, nei confronti, rispettivamente, di due genovesi di 21 anni e di un coetaneo cuneese residente in provincia di Salerno.
Sono stati altresì perquisiti tre minorenni residenti a Torino, Lanciano (CH) e Sanremo (IM) in esecuzione di decreti emessi dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Genova.
Il procedimento è attualmente nella fase delle indagini preliminari.
Le attività odierne sono state condotte con il supporto delle Digos di Torino, Salerno, Chieti, Imperia, del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica Piemonte e delle le Sezioni Operative per la Sicurezza Cibernetica di Chieti, Salerno ed Imperia.
I giovani destinatari delle misure, in questa fase processuale ed in attesa del processo, sono stati ritenuti dal Giudice per le Indagini Preliminari del capoluogo ligure gravemente indiziati, in primo luogo, della commissione delle condotte di cui all’art. 604 bis del codice penale.
In particolare di aver fatto parte di un gruppo Telegram avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici e religiosi (ai due ragazzi genovesi viene tra l’altro ascritto il ruolo di “promozione e direzione” di tale gruppo); viene anche contestata l’apologia della Shoah.
Tra le accuse contestate, a vario titolo, vi è anche quella di aver fatto apologia, attraverso il web, di gravi delitti (omicidi e stragi) anche di tipo terroristico (art. 414 co. 3 e 4 del c.p.), di aver istigato la violenza sessuale in danno di minori (art. 414 bis del c.p.) e di aver diffuso, sempre attraverso i canali social, materiale pedopornografico (art. 600 ter comma 3 del c.p.).
La segnalazione arrivata al Commissariato di P.S. online, ha dato inizio alle attività di indagine, sviluppate dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica Liguria e dalla Digos di Genova, che hanno fatto emergere lo scambio di copioso materiale di stampo suprematista (xenofobo, misogino, omofobo, antisemita e filonazista), oltre alla condivisione di materiale pedopornografico tra gli utenti di una chat Telegram denominata “Blocco Est Europa”.
La successiva attività di approfondita ricerca e analisi dei contenuti, ha consentito di rintracciare materiale multimediale.
In particolare, i giovani, di età compresa tra i 14 e i 21 anni, scambiavano sulla piattaforma multimediale file video e immagini pedopornografiche, di coprofagia, di necrofilia, di decapitazioni, torture ed esecuzioni provenienti dagli ambienti jihadisti, mutilazioni e automutilazioni, violenze xenofobe, razziste e omofobe accompagnati da commenti di approvazione ed esaltazione e intrisi della retorica tipica della ideologia suprematista.
Le loro conversazioni, basate sull’odio antisemita e nei confronti delle persone di colore, palesano simpatie per Hitler e il nazismo oltre ad atteggiamenti misogini da cui deriva divertimento per la visione di video di donne, perlopiù minorenni, che si suicidano o che vengono violentate o uccise.
E’ altresì emersa l’esaltazione, nelle chat, nei confronti degli school shooters, autori di massacri di massa nelle scuole elementari e medie, i cui video delle stragi vengono condivisi nella chat e le gesta fatte oggetto di intenzioni emulative.
Alcuni dei giovani hanno inaugurato una vera e propria “campagna di addestramento” al tiro con armi ad aria compressa utilizzando come “bersaglio” effigi di importanti cariche dello Stato in varie zone abbandonate della città di Genova nell’ottica della realizzazione di un “progetto stragista” di “enormi dimensioni” alle Istituzioni democratiche.
Viene fatta salva la presunzione di innocenza quanto a tutte le persone denunciate.