Procede con successo la stagione Lirica 2022-2023 dell’Opera Carlo Felice Genova: Tosca andrà in scena con sei recite programmate tra il 24 febbraio e il 5 marzo 2023.
Il celebre melodramma di Giacomo Puccini su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, sarà diretto dal maestro Pier Giorgio Morandi che salirà sul podio dell’Orchestra, con la partecipazione del Coro (Claudio Marino Moretti è il maestro del coro) e del Coro di voci bianche (Gino Tanasini è il maestro del coro di voci bianche) del teatro.
L’allestimento di proprietà della Fondazione Teatro Carlo Felice porta la firma del regista Davide Livermore, che ha curato anche le scene e le luci, mentre i costumi sono di Gianluca Falaschi. La regia sarà ripresa nell’occasione da Alessandra Premoli.
Nel cast ricordiamo la presenza di Maria José Siri/Monica Zanettin (Tosca), Riccardo Massi/Sergio Escobar (Mario Cavaradossi), Amartuvshin Enkhbat/Stefano Meo (Scarpia), Donghoo Kim (Angelotti), Matteo Peirone (Sagrestano), Manuel Pierattelli (Spoletta), Claudio Ottino (Sciarrone), Franco Rios Castro/Roberto Conti (Un carceriere).
La rappresentazione sarà preceduta, sabato 18 febbraio alle ore 16, dalla conferenza illustrativa all’Auditorium Montale ” Tosca, la tragedia degli inganni”, in collaborazione con gli Amici del Carlo Felice e del Conservatorio Niccolò Paganini.
Nel 1° Foyer del teatro, giovedi 23 febbraio alle ore 12, vi sarà la conferenza “Il bacio di Tosca: un dramma di passione e politica” dell’università di Genova, relatori Giada Viviani e Ida Merello.
Ambedue gli appuntamenti sono ad accesso gratuito fino ad esaurimento posti.
Il libretto di Tosca fu tratto dall’omonima pièce del celebre drammaturgo francese Victorien Sardou (Parigi 1887), che Giacomo Puccini ebbe l’occasione di veder interpretata da Sarah Bernardt a Milano e Torino nel febbraio e marzo del 1889.
L’opera debuttò il 14 gennaio 1900 al Teatro Costanzi di Roma. Da allora, la struggente vicenda d’amore e morte di Floria Tosca e Mario Cavaradossi, intrecciata nel contesto politico tardo settecentesco della restaurazione papale, rappresenta uno dei più grandi successi operistici di sempre. Tosca, amata dal grande pubblico, non fu però accolta altrettanto benevolmente da una parte della critica che ne considerò invece con sospetto il carattere di dramma ‘a forti tinte’, intessuto d’azioni e passioni estreme.
L’accusa che tuttora più spesso si sente muovere a Tosca – il rischio di scadere nel kitsch – è parziale: essa verte solo intorno a taluni aspetti della vicenda e non tiene conto del fatto che presenta contenuti non propriamente banali o scontati, come l’equivalenza tra fede bigotta e ipocrisia, potere politico e corruzione.
Con riguardo alla partitura, bisognerebbe saper riconoscere la dirompente e formidabile energia drammatica posseduta dalla musica di Tosca.
In essa l’obiettivo di una capillare aderenza all’azione appare assolutamente centrato e la creatività di Puccini – alla ricerca, dopo l’intimismo della Bohème, di nuovi soggetti e nuove situazioni drammatiche – poté conseguire ulteriori traguardi nel coniugare suggestioni desunte dall’opera verista ad un’interpretazione del soggetto storico in chiave realistica.
Sul piano musicale ciò dischiuse possibilità d’invenzione inedite che spaziano dal recupero della modalità alla sperimentazione di regimi stilistici radicalmente alternativi a quelli tradizionali, di norma associati dalla musicologia a nomi quali Schoenberg, Stravinskij e Debussy.
Proprio l’intensa ammirazione provata per Tosca da compositori quali Arnold Schoenberg e Alban Berg dovrebbe spingere a considerare l’opera in una prospettiva radicalmente diversa, che additava Fedele D’Amico: «Salome, Elektra, Wozzeck: si dovrà ben trovare il coraggio, un giorno o l’altro, di nominare Tosca nella lista; cronologicamente verrebbe al primo posto». ELI/P.