“Emerse che il Ponte Morandi aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose ‘ce la autocertifichiamo’. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla. E’ il mio grande rammarico”.
E’ la sintesi di quanto ha dichiarato oggi in Tribunale a Genova il 79enne Gianni Mion, ex amministratore delegato della holding dei Benetton Edizione, ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia, al processo per il tragico crollo del Ponte Morandi, avvenuto quel maledetto 14 agosto 2018 con 43 vittime.
L’uomo dei Benetton ha fatto questa dichiarazione riferendosi a una riunione addirittura “del 2010”, ovvero otto anni prima del tragico crollo.
Alla riunione parteciparono l’amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci, il direttore generale Riccardo Mollo, Gilberto Benetton, il collegio sindacale di Atlantia e, secondo il ricordo del manager, tecnici e dirigenti di Spea.
Dopo queste frasi, l’avvocato Giorgio Perroni, che difende l’ ex direttore del Primo tronco di Autostrade, Riccardo Rigacci, ha chiesto di sospendere l’esame di Gianni Mion e ha chiesto ai magistrati genovesi di iscriverlo nel registro degli indagati (Rigacci è indagato insieme ad altre 58 persone).
L’esame del teste, però, è andato avanti e i giudici hanno riferito che si riservano sulla richiesta avanzata dall’avvocato Perroni.
“Ci fu quella riunione dove venne evidenziato il problema di progettazione. Ma nessuno pensava che crollasse – ha aggiunto Mion – che la stabilità dell’opera venisse autocertificata per me era una stupidaggine e mi aveva fatto impressione.
Dopo quella riunione avrei dovuto fare casino, ma non l’ho fatto. Forse perché tenevo al mio posto di lavoro.
A quella riunione c’era anche Gilberto Benetton. Sapeva anche lui che c’era quel problema. Ma anche lui si è fidato di questa autocertificazione. È andata così, nessuno ha fatto nulla e provo dispiacere. Quante cose non abbiamo fatto da stupidi che cercheresti di non fare.
Ho ancora molta stima di Castellucci. Io penso che ci sia un motivo per cui non è stato fatto nulla in tutti questi anni. Queste grandi società sono autoreferenziali per definizione perché sono il riferimento per tutto il settore. E però anche lo Stato non ha verificato abbastanza.
Io spero che adesso si verifichi meglio del passato. Spero questo per tutti. Io purtroppo non posso rinascere. Sono alla fine della mia corsa, speravo che finisse meglio”.
“Mi chiedo come si possa stare zitti quando si hanno tra le mani informazioni di gravità come questa e come certe persone possano dormire sonni tranquilli” ha commentato Egle Possetti, presidente del Comitato ricordo vittime del Ponte Morandi.
“Se fossi stata al suo posto e avessi saputo lo stato delle infrastrutture – ha sottolineato Possetti – non sarei stata zitta e avrei fatto il diavolo a quattro e avrei anche fatto in modo che il problema emergesse. Speriamo che qualcuno paghi”.