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Negazionisti dell’Olocausto sui social network: indagati genovese e torinese

Bomba disinnescata alle Poste di Castelletto, pista antagonisti
Polizia, agenti della Digos (foto di repertorio)

Gli investigatori della Digos di Genova oggi hanno riferito di avere eseguito perquisizioni personali, locali e informatiche nei confronti di due persone ritenute autori dei reati di apologia e incitazione alla discriminazione e alla violenza razziale, etnica, religiosa fondata in tutto o in parte sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave sull’apologia dell’Olocausto ebraico.

Le perquisizioni, a carico di un genovese di 26 anni (corriere) e di un torinese di 59 anni (piccolo artigiano), si sono svolte ieri mattina, nell’ambito dell’operazione Happy Merchant.

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, i due si sarebbero resi responsabili della pubblicazione di documentazione propagandistica di ideologie antisemite fondate sulla negazione della Shoah, utilizzando diversi account Facebook con username antisemiti, blog personali e account Vkontakte.

La perquisizione ha dato esito positivo e, oltre al sequestro degli account utilizzati dagli indagati, sono stati sequestrati i ‘device’ in loro uso per la successiva analisi.

L’indagine ha tratto spunto dall’attivita’ di ‘web monitoring’ dei profili di estrema destra attivi sui social network, da cui e’ emersa l’esistenza di una cerchia di persone che davano vita ad una martellante propaganda antisemita, basata sull’idea negazionista secondo cui l’olocausto sarebbe stata un’invenzione elaborata dagli ebrei e tesa alla propria vittimizzazione per manipolare l’opinione pubblica.

A supporto di ciò, è stato pubblicato dagli indagati copioso materiale pseudoscientifico fondato sulle teorie dei piu’ noti negazionisti europei, tra cui Robert Faurisson, deceduto nel 2018, ex accademico condannato piu’ volte per aver contestato l’esistenza di crimini contro l’umanita’, in particolare l’esistenza delle camere a gas durante la Seconda guerra mondiale.

Frequenti i riferimenti ai “Protocolli dei savi di Sion”, documento molto diffuso negli ambienti antisemiti di tutto il mondo.

A titolo esemplificativo, uno dei due indagati condivideva sulla propria bacheca un video intitolato “L’Ultimo Avatar” , costruito con la forma del documentario che espone teorie revisioniste dell’Olocausto, che, tra l’altro, negano l’esistenza delle camere a gas, ritenute strumenti per la sterilizzazione contro l’epidemia di tifo, dei forni crematori e delle politiche sistematiche di sterminio adottate dal regine nazista.

Ancora, è stato condiviso un video, corredato dal commento “la conoscenza rende liberi”, chiaro riferimento alla scritta “Arbeit macht frei” presente sull’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz, costituito da una serie di interviste a sedicenti studiosi dell’olocausto che ne negano l’esistenza utilizzando argomentazioni pseudostoriche.

Uno dei due indagati e’ stato chiamato in diretta dai conduttori di una nota trasmissione radiofonica, e in quel contesto ha confermato apertamente di essere nazista, elogiando, altresi’ l’operato politico di Adolf Hitler.

Le sue tesi sono state ampiamente esposte in un blog, dove ha sostenuto come ormai sia “ampiamente dimostrato” che l’ Olocausto “sia un’ invenzione ebraica”, creata da quella che ha definito “una setta rancorosa di criminali e assassini odiata e cacciata da tutti i popoli della storia a causa del loro vizietto di praticare l’ usura, accoppiarsi con bambine di tre anni, (come da Loro Sacre Scritture) e di praticare rituali sacrifici umani e soprattutto di predicare precetti di una falsa religione che assegnerebbe loro il ruolo di popolo eletto da Dio che deve schiavizzare gli altri popoli” che ha “violentato la religione inventandosene una per coprire i loro crimini, violentato la storia inventandosi olocausti e camere a gas mai esistite e oggi violentando la geografia, pretendendo di partecipare a ogni competizione sportiva come europei”.