Riassumere la vita e le vicende che hanno creato il mito di Rasputin in poche righe non è affatto semplice. Sulla sua figura circolano leggende di ogni tipo. Si pensava, ad esempio, che fosse l’amante della zarina russa Aleksandra Fjodorovna, moglie di Nicola II.
Seppure senza un fondamento, tale voce girava un po’ ovunque nei circoli politici dell’epoca, e molti ipotizzavano tali rapporti intimi tra i due a giustificare la forte presenza del monaco presso la corte imperiale.
Non si trovò mai alcun indizio a conferma di ciò, ma la leggenda rimase una delle principali dicerie riguardo a Rasputin, tanto da ispirare i Boney M., gruppo musicale degli anni ‘70, a comporre il brano che porta il suo nome, nel quale possiamo sentire il verso: “Ra, Ra, Rasputin. Lover of the Russian Queen”, ovvero amante della regina russa.
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Rasputin fu effettivamente una figura centrale nella politica russa dei primi anni XX, e sembra che abbia influenzato non poco le scelte dello zar Nicola II.
La classe dirigente di quell’epoca era, infatti, molto interessata e suscettibile rispetto ai fenomeni religiosi, e la figura di Rasputin divenne una presenza costante nella famiglia reale. Questa vicinanza provocò presto le invidie e l’odio di molti.
Il suo comportamento fu preso di mira dalla stampa e dalle gerarchie della IV Duma di Stato (l’assemblea legislativa di San Pietroburgo), che istituirono addirittura una commissione di indagine sul suo conto.
Quello che si voleva scoprire riguardo al monaco siberiano era il suo atteggiamento riguardo a sesso, alcol e…. orge sfrenate. Questa, effettivamente, è un’altra leggenda che circola intorno al nome di Rasputin.
Pare che Grigórij Efímovič Raspútin (questo il nome completo) appartenesse alla setta cristiana dei Chlysty, apparsa nel XVII secolo in siberia, i quali erano accusati di compiere rituali orgiastici e, dunque, malvisti dalla gerarchia ecclesiastica e non solo.
Più di qualcuno sosteneva che Rasputin frequentava giovani donne, prostitute e organizzava orge direttamente a Corte con la partecipazione di dame della cerchia ristretta della famiglia reale. Anche queste accuse si persero nell’aere, e lo stesso Nicola II le considerò oltraggiose verso la sua vita familiare.
Quelle che, però, resero la figura di Rasputin così carismatica e carica di mistero, erano le leggende riguardo i suoi poteri mistici: pare che il religioso avesse il potere di guarire gli ammalati e di sfuggire egli stesso alla morte.
Fu proprio grazie alla sua presunta capacità di guarire gli infermi che ebbe accesso a Palazzo.
Nel 1907 fu infatti invitato nella residenza della famiglia imperiale per visitare lo zarevic Aleksej Nikolaevič Romanov, unico figlio di Nicola II, malato di emofilia di tipo B.
All’epoca non si sapeva molto riguardo questa malattia e la zarina, che aveva già perso lo zio e il fratello minore per lo stesso male, esasperata dai fallimenti dei medici, decise di affidarsi alla fede. Rasputin, che sosteneva di poter guarire gli ammalati grazie alla preghiera, incontrò il giovane che, inspiegabilmente, già dal giorno successivo iniziò a mostrare segni di miglioramento.
Anna Vyrubova, un’amica stretta dell’imperatrice, scrisse: “è venuto a palazzo ed è andato da Aleksej Nikolaevich con i suoi genitori per vederlo. A quanto raccontano loro, si è avvicinato al capezzale, ha fatto il segno della croce all’erede, ha detto ai genitori che non c’era nulla di grave e che non dovevano preoccuparsi, si è girato e se n’è andato. L’emorragia si è fermata”.
Che sia vero o solo credenza non è dato saperlo. Fatto sta che con il suo carisma e il suo magnetismo riuscì a ottenere la benevolenza dello zar e della sua famiglia, entrando nella storia dell’impero russo e non solo.