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Allarme Dia: possibili infiltrazioni clan mafiosi nei lavori per nuova diga di Genova

Direzione investigativa antimafia (foto di repertorio)

I clan mafiosi potrebbero infiltrarsi nei lavori per la nuova diga foranea del Porto di Genova e per l’ampliamento del bacino portuale di Sestri Ponente.

E’ quanto emerge dalla relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia.

“E’ ragionevole supporre – si legge nel documento – che le mafie individuino nelle risorse del Pnrr un obiettivo di interesse primario considerando che, anche per la Regione Liguria, sono previsti il finanziamento di grandi opere e nuovi progetti”.

Le mafie poi potrebbero insinuarsi nell’economia anche attraverso l’usura e l’acquisizione di piccole e medie imprese in difficoltà per la crisi energetica ed economica.

“I segnali di miglioramento del quadro economico generale e il recupero a livelli antecedenti la pandemia da Covid-19 – hanno sottolineato gli investigatori della Dia – rischiano di subire una decelerazione. La crisi energetica e l’aumento generalizzato dei prezzi al consumo rischia infatti di riflettersi negativamente sia sulle imprese operanti nei settori energivori, sia sulle economie familiari, nonché sul credito ai consumatori”.

“L’economia mafiosa – hanno aggiunto dalla Dia – potrebbe verosimilmente cercare nuove brecce nel sistema economico, provando ad acquisire quelle realtà imprenditoriali sane che, stante il sopravvenuto aumento dei costi fissi di produzione ingenerato dallo shock della componente energetica, venissero a trovarsi in carenza di liquidità per la prosecuzione dell’attività di impresa.

Appare pertanto verosimile che il ricorso al credito abusivo possa sensibilmente incrementarsi, determinando fenomeni di carattere usurario che renderebbero agevole l’insinuazione nelle proprietà delle aziende in difficoltà finanziarie alle consorterie mafiose”.

Gli investigatori antimafia hanno inoltre ricordato l’importanza dei porti liguri che costituiscono per la criminalità organizzata: “snodi privilegiati per l’importazione di ingenti quantitativi di cocaina”.