Partenza memorabile quella della stagione che comincia per il Teatro Carlo Felice.
Il concerto inaugurale di venerdi 15 settembre alle ore 20.30, in collaborazione con la GOG-giovane orchestra genovese, aperto alla città, prosegue l’obiettivo statutario dell’educazione della collettività alla musica colta, caro alla Fondazione.
Una particolare attenzione alla musica di oggi per la partecipazione di una compositrice italiana, Silvia Colasanti, ma anche un omaggio alla felice tendenza artistica di coniugare musica e teatro.
La scelta è quella di celebrare un compositore italiano del nostro tempo, Silvia Colasanti appunto, come è stato nelle stagioni passate per Guarnieri e Manzoni.
Il maestro Donato Renzetti, direttore emerito del Teatro, dirigerà l’Orchestra e il Coro dell’Opera Carlo Felice, nonchè i solisti, l’attore Pietro Fabbri del Teatro della Tosse e la soprano Irene Cerboncini.
Si apre con la prima esecuzione assoluta di Arianna e il Minotauro, nella nuova versione per attore, soprano e orchestra di Silvia Colasanti: la sua poetica i si articola «tra gusto “materico” del suono, forte lirismo e ricchezza di registri».
Nella nota introduttiva ad Arianna e il Minotauro si legge: «in Arianna e il Minotauro, su libretto di Giorgio Ferrara e René De Ceccatty, la consueta dialettica tra parola recitata e musica che caratterizza la tradizione musicale del melologo, si intreccia anche con il canto, in una moltiplicazione ulteriore di possibilità espressive. I
l mito di un mostro terrificante si trasforma in un dramma “umano”: alla forza del Minotauro non s’accompagna il pensiero e la capacità di distinguere il bene dal male, ma solo un sentire confuso e innocente, che fanno del mostro non un nemico ma una vittima, un ingenuo condannato a vivere nel corpo di un essere mostruoso.
A lui si contrappone l’uomo come reale carnefice, capace d’inganno e falsa amicizia – qui rappresentato da Arianna, sorellastra del Minotauro perché figlia della stessa madre Pasifae. La partitura musicale è ricca di contrasti: spesso ad aggressivi ostinati ritmici si alternano momenti immobili e rarefatti, durante i quali il Minotauro dialoga con sé stesso, sogna di essere un uomo. La musica incastona le linee vocali dei protagonisti e diventa protagonista in alcuni snodi formali dell’azione».
A seguire, Nocturnes, trittico sinfonico per coro femminile e orchestra composto da Claude Debussy tra il 1897 e il 1899. La prima esecuzione si tenne a Parigi nel 1901. Nocturnes è una composizione dai tratti originali, innovativa sia nel contenuto armonico-melodico, sia nella struttura formale.
Ciascuno dei tre notturni – Nuages, Fètes e Sirènes – procede secondo un percorso proprio e svincolato da ogni necessità di un orientamento predefinito. Così Debussy descrive il proprio lavoro nella nota introduttiva a Nocturnes: «Il titolo Nocturnes vuole assumere qui un significato più generale e soprattutto più decorativo. Non si tratta dunque della forma abituale del Notturno, ma di tutto ciò che la parola contiene di impressioni e di luci particolari.
Nuages: è l’aspetto immutabile del cielo con la lenta e malinconica processione delle nuvole, che termina in una grigia agonia dolcemente tinta di bianco. Fétes: è il movimento, il ritmo danzante dell’atmosfera con bagliori di luce improvvisa, è anche l’episodio di un corteo (visione abbagliante e chimerica) che passa attraverso la festa e vi si confonde; ma il fondo rimane, ostinato, ed è sempre la festa con la sua mescolanza di musica, di polvere luminosa, che partecipa a un ritmo totale. Sirènes: è il mare e il suo ritmo innumerevole, poi, tra le onde argentate di luna, si ode, ride e passa il canto misterioso delle sirene».
Il programma si conclude con le Danze sinfoniche op. 45 di Sergej Rachmaninov, composte nel 1940. La prima esecuzione delle Danze si tenne a Philadelphia nel gennaio del 1941, e con esse si chiude il catalogo del compositore, mancato solo due anni più tardi, nel 1943. Rachmaninov struttura il brano come una sinfonia in tre tempi, in cui la componente ritmica di ciascun movimento è il principale riferimento alla musica per danza.
In esse il compositore racchiude molti degli elementi che caratterizzano il suo stile, come la ricchezza del colore – con un organico ampio e dal grande potenziale espressivo – il frequente rimando a temi propri del folklore russo, più che mai cari al compositore rifugiato negli Stati Uniti, nonché temi della tradizione religiosa russa ed europea. Le Danze sinfoniche si possono considerare un vero e proprio testamento artistico di Rachmaninov, che a margine della partitura autografa scrisse “Ti ringrazio, Signore”. ELISA PRATO