“Ci stiamo preparando a discutere in aula il nuovo Piano sociosanitario della Liguria, dopo 130 audizioni e sei mesi di analisi in commissione.
Con Enrico Ioculano e Roberto Arboscello saremo relatori di minoranza per il PD e ci attende una lunga discussione in consiglio regionale per un Piano sociosanitario che riesce nella fantastica impresa di essere sia vuoto che dannoso.
Un esempio l’abbiamo visto già in commissione, dove l’assessore alla Sanità Angelo Gratarola ha dato il via libera a un emendamento della maggioranza in cui si chiede, prima ancora di cominciare, di privatizzare almeno 5 case di Comunità, il perno della medicina territoriale in Liguria che dovrebbe partire con gli investimenti al PNRR.
A cantieri non ancora avviati, la destra pensa già a fare regali ai privati. Il quadro del fallimento di Toti e della maggioranza è sotto gli occhi di tutti”.
Lo ha dichiarato stamane il capogruppo regionale del Pd Luca Garibaldi.
“La Liguria in 10 anni – ha aggiunto Garibaldi – ha perso un terzo del personale sanitario. Abbiamo chiesto quanto personale servirebbe per fornire un servizio, ma nemmeno l’assessore Gratarola è stato in grado di dire una cifra: non lo sa.
Dall’altra parte, ci sono le associazioni di categoria che da anni denunciano e danno battaglia e raccontano di più di 1200 infermieri in meno rispetto al necessario, e circa 800 specializzanti mancanti.
La questione dell’edilizia sanitaria è inaccettabile e ne abbiamo testimonianza da chi vive quotidianamente nei reparti, personale e pazienti.
L’ospedale Sant’Andrea alla Spezia cade a pezzi e il San Martino di Genova rischia l’allagamento e il black out ogni volta che piove, per fare solo due esempi.
Per quanto riguarda i progetti in itinere è tutto bloccato. In otto anni di giunta Toti le promesse sono state tante, ma la realtà è che è tutto fermo, come per esempio il Felettino alla Spezia che ha solo inaugurato la prima posa delle pietre o l’ospedale di Ponente agli Erzelli non ha nemmeno visto l’inaugurazione e a oggi non si sa neppure se sarà tutto pubblico o con il supporto dei privati.
La giunta regionale continua a sostenere di aver investito molti fondi per il recupero delle liste d’attesa attraverso il Programma Restart, peccato che le liste d’attesa siano rimaste invariate se non addirittura peggiorate (secondo i dati Gimbe, il 60 per cento dei liguri che prenota una prestazione sanitaria rinuncia per i tempi di attesa troppo lunghi), arrivando a dover intervenire con continue correzioni che sono risultate quasi inutili dovendo investire ulteriori 50 milioni di euro da destinare, ovviamente, ai privati in convenzione.
Giovedì scorso sono stato a Sanremo, dove insieme a Enrico Ioculano e a Davide Natale abbiamo analizzato lo stato attuale della sanità, con una ottima partecipazione della società civile.
Si è trattato di uno degli incontri che come Gruppo consiliare del Partito Democratico stiamo organizzando, toccando tutte le province per parlare con i cittadini e con gli operatori del settore, per avere spunti maggiori di discussione e temi da portare all’attenzione del consiglio regionale per la seduta di domani. Cosa che se avesse fatto in questi anni la giunta Toti e la maggioranza di centrodestra, non ci troveremmo in questa situazione.
Questa sera alle 18, invece, ci sarà a Genova, al Bi.Bi Service di via XX Settembre, l’incontro promosso da Armando Sanna insieme alMarina Sereni, Valentina Ghio, Davide Natale, Gianni Pastorino e Fabio Tosi e Katia Piccardo.
In tutto questo, un passaggio su quello che accade nel Tigullio e sugli effetti del Piano.
Nei fatti il Tigullio resta la cenerentola della sanità Ligure. Una periferia dell’impero.
Tra fondi PNRR e di edilizia sanitaria si parla di centinaia di milioni di euro, per il Tigullio solo bruscolini. E quelle poche cose che si fanno nascono dalla spinta del territorio e delle sue associazioni.
Nessun investimento pubblico, la destra non scommette sulla qualità della sanità del nostro comprensorio. Anzi taglia, rendendo la sanità ‘minima’ e aprendo nei fatti alla privatizzazione.
L’accorpamento della centrale del 118 del Tigullio con la centrale di Genova è stato un tema già dibattuto nei mesi scorsi per cercare di porre un rimedio a questa decisione scellerata, che avrebbe di fatto privato un territorio vasto come il nostro di un servizio necessario e prezioso: nel Piano Sanitario la decisione viene confermata.
Il Pronto soccorso di Lavagna, che dovrebbe essere implementato e rafforzato anche per la sua operatività centrale per tutto il comprensorio, non solo non viene rafforzato ma non vengono nemmeno posti rimedi per la questione dei medici a gettone. Un sintomo che evidenzia le straordinarie carenze di personale, che saranno acuite ancora di più dalle scelte del governo che sta tagliando sui contributi del personale sanitario e pubblico.
L’opera di svuotamento dell’ospedale di Sestri Levante procede. Il pessimo Piano sociosanitario dell’ex assessora regionale alla Sanità Sonia Viale, diceva che il futuro di quel Polo era fatto di tagli.
Nel nuovo Piano proposto dall’assessore Gratarola, Sestri Levante è un ospedale fantasma e ne continua l’opera di depotenziamento, senza neppure indicare le specialità che saranno presenti. Un deserto. Nessun potenziamento della riabilitazione, dei reparti legati all’alimentazione.
Dopo l’emergenza Covid, non si è scelto neppure di valorizzare il ruolo di quel polo, anche dal punto di vista delle patologie respiratorie, prevedendo un centro per la riabilitazione e per i long Covid, che avrebbe unito le due vocazioni dell’ospedale. Neppure un ragionamento sulla dialisi, che invece dovrebbe essere rafforzato perché molto utilizzato, soprattutto nel periodo estivo.
L’ospedale di Rapallo continua ad essere un ospedale a metà. Perderà il punto di Primo intervento (nello scorso mandato la destra aveva proposto pure un Pronto soccorso), una parte del Polo viene nei fatti gestita dall’ospedale Galliera di Genova, pendendo il suo ruolo di attrattore contro le fughe. Anche qui nessun investimento. Non viene indicato un potenziamento del Pronto soccorso oculistico, che sarebbe necessario soprattutto nei periodi estivi e nei weekend, quando la popolazione, e quindi l’utenza, raddoppia.
Per una chiara decisione politica l’entroterra del Levante è completamente lasciato indietro e messo da parte. Sono state costruite le case di comunità, che avrebbero potuto essere un ottimo presidio per le aree interne, ma la giunta Toti ha deliberatamente scelto di costruirle all’interno degli ospedali isolando quindi, ulteriormente, tutte le vallate, insistendo nel percorso che sta portando la nostra regione ad avere territori di seria A e territori di serie B. Pensiamo all’Ospedaletto di Cicagna, che sarebbe stato un punto di riferimento centrale per la Val Fontanabuona e la Val d’Aveto.
Il tutto si accompagna con il problema maggiore che si riscontra nel Tigullio, come nel resto della regione, la carenza del personale sanitario. A queste cifre infine vanno aggiunti i medici di medicina generale che stanno andando in pensione: nel Tigullio sono almeno 15.000 i pazienti che nei prossimi anni rischiano di trovarsi senza medico di base.
Un quadro devastante, in cui la sanità pubblica arretra ed avanza la privatizzazione dei servizi e delle prestazioni, nel silenzio complice della destra (e dei suoi consiglieri regionali del territorio, che nulla dicono), che alla sanità pubblica dimostra di non credere”.