“E se fosse la volta buona? Non è una questione di vendetta ma di giustizia. Speranza deve essere processato per tutto quello che ha fatto”.
Lo ha dichiarato oggi il prof. genovese Paolo Becchi, commentando la notizia rilanciata dalla trasmissione televisiva “Fuori dal coro” dell’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex ministro della Sanità Roberto Speranza (Pd-Articolo Uno).
Non si è fatta attendere neanche la replica del legale difensore di Roberto Speranza: “In merito a notizie di stampa relative all’iscrizione dell’ex ministro Roberto Speranza al registro degli indagati presso la procura di Roma a seguito di alcune denunce in materia di vaccini si precisa che gli atti sono stati inoltrati al competente Tribunale dei ministri con contestuale richiesta di archiviazione”.
In ogni caso, ecco i tre punti dell’atto d’accusa contro il Ministro della Salute Roberto Speranza, che il prof. Becchi aveva già pubblicamente indicato lo scorso agosto.
“Protocollo ‘tachipirina e vigile attesa’. Stando al contenuto della circolare ministeriale del 30 novembre 2020 n. 0024970, parzialmente modificata (circolare del 26 aprile 2021), le principali prescrizioni dettate da Speranza sono: vigile attesa e paracetamolo.
Si tratta di ‘indicazioni’, non di obblighi, come ha anche ricordato il Consiglio di Stato, ma in campo medico la violazione di un’indicazione comporta l’avvio di un procedimento disciplinare da parte dell’ordine dei medici.
Molti medici, per quieto vivere, hanno rispettato i diktat del ministro Speranza. Un medico che avesse voluto curare la Covid, con un antibiotico o un antiinfiammatorio, si sarebbe assunto una responsabilità non da poco di fronte alle autorità competenti gerarchicamente superiori (struttura ospedaliera, ordine dei medici, Ministero).
Quanti decessi si sarebbero però potuti evitare se sin dall’inizio il ministro Speranza avesse ‘indicato’ gli antinfiammatori, al posto della tachipirina?
Studi scientifici dimostrano come la tachipirina in caso di Covid sia addirittura dannosa, dal momento che aumenta il consumo di glutatione da parte dell’organismo, compromettendone la risposta antiossidante e antinfiammatoria. Speranza ha dunque consigliato non solo un farmaco sbagliato, ma un farmaco che ha contribuito ad aggravare la malattia.
Astrazeneca. Con comunicato ufficiale del 9 febbraio 2021 n. 29, Speranza dichiara: ‘Oggi in tutte le Regioni italiane arrivano le prime dosi del vaccino Astrazeneca. Saranno somministrate alla popolazione tra i 18 e i 55 anni’.
L’AIFA, tuttavia, qualche mese dopo sottolinea che con quel vaccino si erano verificate reazioni avversi di ‘trombosi’ osservati ‘quasi esclusivamente entro circa tre settimane dalla vaccinazione in soggetti sani con età inferiore a 60 anni, prevalentemente donne’ (AIFA, ‘Complicanze tromboemboliche post-vaccinazione anti-COVID-19’,26/5/2021).
Nonostante questi segnali la vaccinazione continua. A maggio si vaccina con Astrazeneca Camilla Canepa di Sestri Levante (studentessa 18enne). La ragazza muore nel mese successivo a causa di innumerevoli trombi prodotti dal vaccino. Stessa sorte crudele colpisce anche una giovane insegnante genovese, Francesca Tuscano. Nessuno è responsabile di queste morti?
False dichiarazioni. I dati mostrati in conferenza stampa del 10 gennaio 2022, secondo i quali i non vaccinati morirebbero 23 volte di più dei vaccinati, erano falsi. Ben undici interrogazioni parlamentari sono state presentate al Ministro, il quale non ha mai risposto. Ora Speranza, si spera, non si potrà più sottrarre alle domande della Commissione parlamentare”.