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Fallimento Aspera, ai domiciliari l’architetto Amirfeiz

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Guardia di Finanza (foto di repertorio)

L’ex amministratore delegato della società è ai domiciliari. Per altre cinque persone il divieto di fare il commercialista. Per altre tre divieto di esercizio di impresa e uffici direttivi

Nove ordinanze di misure cautelari e interdittive sono state eseguite, su indicazione del gip di Genova, nei confronti di altrettante persone coinvolte nel fallimento della Aspera Spa, la società genovese con sede in via Dassori ad Albaro guidata dall’architetto Alex Amirfeiz.

Oltre alla sede centrale di Genova, Aspera Spa aveva uffici a Roma, Milano, Torino e Pisa.

I finanzieri del nucleo operativo del comando provinciale di Genova, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Pinto e dalla sostituta Patrizia Petruzziello, dopo articolate indagini hanno eseguito le misure cautelari.

Alex Amirfeiz (Foto Facebook)

Per Amirfeiz, ai tempi amministratore delegato, imprenditore molto conosciuto a Genova e non solo, sono scattati gli arresti domiciliari, mentre per altre cinque persone è stato disposto il divieto di esercitare la professione di commercialista e il divieto di esercitare imprese e uffici direttivi delle persone giuridiche.

Divieto di esercitare imprese e uffici direttivi delle persone giuridiche nei confronti degli altri tre indagati.

Otto degli indagati rivestivano incarichi nel consiglio di amministrazione e nel collegio sindacale della società, mentre il nono era revisore legale.

Il gip ha disposto anche il sequestro delle disponibilità finanziarie e dei beni di Armifeiz per un totale di 3,3 milioni di euro che sono stati congelati.

Le accuse mosse dalla procura della Repubblica (parzialmente accolte dal gip, che ha principalmente ravvisato l’ipotesi di causazione con dolo o per effetto di operazioni dolose quali le falsità in bilancio il fallimento di Aspera) riguardano bancarotta fraudolenta per distrazione e per dissipazione, false comunicazioni sociali, bancarotta impropria da false comunicazioni sociali e auto-riciclaggio.

L’indagine è stata diretta ad approfondire i contenuti della relazione prodotta dal curatore fallimentare.

Sono stati effettuati accertamenti anche mediante l’esame della copiosa documentazione acquisita sui rapporti commerciali intrattenuti dalla società per azioni fallita con le società a questa collegate.

Le indagini si sono concentrate anche sulle società facenti capo all’amministratore delegato della fallita.

Secondo la guardia di finanza e la procura della Repubblica, in molti casi nei passaggi di denaro tra le società, non è stato possibile individuare valide ragioni economiche che giustificassero tali operazioni.

Gli investigatori hanno analizzato i bilanci e libri contabili societari, accertando numerose operazioni oggetto di contestazione, tra le quali: la completa svalutazione di crediti maturati nel tempo e stralciati nell’ultimo bilancio prima del fallimento, l’effettuazione di pagamenti su conti transitori privi di giustificazione contabile, l’esecuzione di bonifici per finanziamenti infruttiferi e successiva rinuncia al credito maturato, la indebita svalutazione di rimanenze.

A partire dal 2015 Aspera non è stata in grado di far fronte in maniera regolare alle proprie obbligazioni a causa di un progressivo depauperamento del patrimonio sociale e, attraverso l’esposizione in bilancio di fatti rilevanti non rispondenti al vero, ha impedito ai terzi creditori di avere la piena consapevolezza sulla reale condizione debitoria.

L’attività investigativa, comunque “suscettibile di ulteriori vagli”, ha permesso anche di accertare un’esposizione debitoria a carico della fallita a partire dal 2014 e fino al fallimento del 2018, pari a circa 18 milioni di euro di debiti, nonchè: La prosecuzione dell’attività imprenditoriale, omettendo, senza che si provvedesse alla convocazione dell’assemblea per l’adozione di provvedimenti urgenti, che avrebbero fatto emergere il grave stato d’insolvenza.

L’architetto, 51 anni, è stato il braccio destro di Sandro Biasotti ai tempi in cui era presidente della Regione. Con Aspera si è occupato, dal 2013 al 2016, del restauro di una parte del Colosseo.

Aggiornamento

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Alex Amirfeiz, l’architetto e imprenditore finito agli arresti domiciliari per il fallimento della società Aspera.

Amirfeiz, difeso dagli avvocati Andrea Andrei e Giuseppe Sciacchitano, è comparso davanti al gip Matteo Buffoni.