“Pur pensandola in modo diametralmente opposto alle persone che hanno fatto questa classifica, ne ritengo legittima la libera espressione di giudizi politici. Ritengo invece vergognoso e inaccettabile accusare il nucleo di vigilanza regionale di non fare bene il proprio mestiere.
Sono lavoratori pubblici che vanno apprezzati per l’attività professionale svolta, in modo particolare perché lavorano a favore dell’incolumità di tutti con interventi tesi a ridurre o eliminare il rischio di pandemia da peste suina.
Avere accusato il Nucleo regionale di Vigilanza faunistico ambientale di non fare bene il proprio mestiere non rientra nel modo più assoluto in un giudizio accettabile e personalmente chiedo che il gruppo Animalisti Genovesi, Gaia Animali e Lav, chiedano scusa per le accuse rivolte a questi lavoratori pubblici”.
Lo ha dichiarato ieri sera il parlamentare ligure della Lega Francesco Bruzzone, a seguito del “flash mob” di alcuni animalisti davanti alla sede di Regione Liguria e della particolare “classifica” comunicata dagli esponenti di Lav, Gaia Animali e Animalisti Genovesi.
Il vicepresidente leghista di Regione Liguria e assessore alla Caccia e Pesca Alessandro Piana si è classificato al primo posto per “La crudeltà verso gli animali 2023”.
Per le associazioni animaliste, si sarebbe “distinto nel costante impegno a promuovere e agevolare, attraverso atti amministrativi e legislativi, ogni pratica venatoria che comporta l’uccisione di migliaia di animali selvatici in Liguria, consentendo con la scusa della peste suina una totale deregulation nella caccia al cinghiale”.
Secondo classificato, sempre leghista, il consigliere regionale e neo assessore allo Sviluppo economico Alessio Piana che secondo gli animalisti è stato “promotore della norma che ha inserito la primitiva caccia di selezione con arco e frecce verso gli ungulati, inserendo anche animali poco numerosi sul nostro territorio quali cervo e muflone, permettendo la caccia di selezione al cinghiale senza limiti temporali e permettendo lo spostamento di cacciatori da ambiti territoriali diversi da quello di appartenenza, con evidenti problemi di bio-sicurezza”.
Terzo posto per i pubblici ufficiali e operatori di Regione Liguria del Nucleo di Vigilanza faunistico ambientale, che a dire degli animalisti sarebbe “ormai impegnato quasi esclusivamente nel ‘controllo faunistico’, cioè cattura in aree urbane e protette con successiva uccisione, lontano da occhi indiscreti, di centinaia di cinghiali sia adulti che cuccioli, e nel savonese anche di daini. Animali generalmente totalmente innocui che potrebbero essere gestiti in modo non cruento e tralasciano altri compiti prioritari quali la vigilanza venatoria, lotta al bracconaggio e controllo della pesca. Nella sola area metropolitana di Genova hanno ucciso, fino ad ottobre, circa 1200 cinghiali, un metodo che non porta risultati e comporta costi per la collettività sottratti invece alla prevenzione”.