Genova – Da pochi giorni è in onda su Prime Video “Antonia”, miniserie dramedy in 6 puntate di genere pienamente “pop” che, con toni leggeri, affronta il delicato tema dell’endometriosi.
“Antonia”nasce in realtà da un’idea della talentuosa attrice protagonista, Chiara Martegiani, coadiuvata dalle sceneggiatrici Elisa Casseri e Carlotta Corradi, per la regia di Chiara Malta e la supervisione artistica dello stesso Valerio Mastandrea, compagno di vita dell’attrice protagonista.
Chiara Martegiani ha asserito che intorno ai 31 anni ha cominciato a riflettere in merito alla direzione della propria esistenza ed è in tal senso che nasce il Soggetto di Antonia: “Avevo l’esigenza di raccontare una donna in crisi. Durante la fase creativa mi è stata diagnosticata l’endometriosi”, ha affermato l’artista.
L’endometriosi, patologia invalidante che colpisce circa tre milioni di donne, intorno alla quale serpeggia ancora un certo stigma, assurge a tema centrale della miniserie “Antonia”. Tuttavia, aggiunge Valerio Mastandrea “L’endometriosi è stata usata come veicolo della ricerca della propria identità”.
Antonia si presenta come una serie assolutamente gradevole, di genere moderno, capace di catturare la sensibilità profonda del pubblico, in virtù dei suoi personaggi che sono tutti “sgangherati”, eppure commoventi nella loro fragilità, a partire dalla protagonista, cui ruotano intorno personalità altrettanto frantumate.
Nello specifico Antonia è una donna di appena 33 anni ed in effetti la prima puntata esordisce proprio con il festeggiamento del suo compleanno. Di professione è attrice, non particolarmente affermata, rappresentata da una desueta agente di nome Gertrud, che assume le fattezze di Hildegard Lena Kuhlenderg.
Sin da adolescente Antonia accusa non identificati malesseri, finché proprio nel giorno successivo al festeggiamento del suo trentatreesimo compleanno, sul set televisivo in cui lavora, si trova coinvolta in un imbarazzante imprevisto che la spinge a scappare senza offrire spiegazioni. Prende senza biglietto un autobus attirando la curiosità del suo vicino di posto che diventerà il suo migliore amico. Il personaggio in oggetto si chiama Michele, interpretato da Emanuele Linfatti. Alla richiesta del biglietto da parte del controllore di turno, Antonia fugge dall’autobus, cadendo a terra svenuta.
Portata in ospedale, le viene ufficialmente diagnosticata l’endometriosi.
Proprio da qui inizia un bizzarro percorso di cambiamento che consta di una prima psicologa che le suggerisce “Se non si cambia, si muore”, poi di una psicoterapeuta della Gestalt, di riti sciamanici, volti alla ricerca del proprio “Animale di Potere”, ai fini della guarigione dal malato stile di vita che caratterizza la maggior parte di noi in questa esasperata epoca contemporanea. In effetti il simbolo della serie è la “gallina” che Antonia incontra nei momenti topici di questa fase di evoluzione.
Ma in pochi sanno che per i primi sei mesi questo animale sia ermafrodita e che poi sia chiamato a scegliere! Si tratta di un’allegoria del suggerimento medico dato ad Antonia ed alle altre donne con endometriosi: “Signora, o fa un figlio oppure assume la pillola con lo scopo di bloccare la sua fertilità connaturata al suo essere Donna!”.
Nella fiction Antonia è legata a Manfredi, uomo solido, “persona pura e buona”, più avanti negli anni di lei, dal lavoro operaio che ha già un figlio adolescente e che in qualità di uomo presenta un lato femminile che manca alla stessa Antonia.
Chiaramente Manfredi è abilmente interpretato da Valerio Mastandrea che a proposito del suo personaggio dice “Dovremmo continuare a raccontare anche i maschi che la Cultura dominante non ci ha raccontato…Io personalmente sono trent’anni che interpreto maschi che non ce la fanno. Ad esempio Massimo Troisi è stato il primo a raccontare un uomo che perdeva”.
Al riguardo la regista Chiara Malta ha affermato che sia il tempo di raccontare anche una Donna che non ce la fa, come Antonia per l’appunto, apparentemente fredda, ma al contempo generosa, la quale nel vasto spazio che le si apre intorno, attrae altri personaggi fuori dagli schemi come lei.
Nella miniserie c’è però un personaggio che le fa da controaltare. Parliamo di Radiosa, la migliore amica di Antonia, la quale, al contrario di quest’ultima, ha seguito un percorso di vita tradizionale.
In effetti, mamma da poco, si direbbe che tradisca un accenno di depressione post-partum e che esprima la desolazione per le aspettative di vita tradite dalla sua faticosa quotidianità, ulteriormente sconfortata dal mancato supporto del compagno, che ha le fattezze dell’attore Leonardo Lidi.
L’attrice che la interpreta è Barbara Chicchiarelli. In effetti riferisce “Era importante che Radiosa rimanesse isterica”.
Chiaramente non possiamo non citare la madre della protagonista, che ha il volto della celeberrima Chiara Caselli, personaggio decisamente vacillante che, alla morte del marito, crescerà Antonia ed il fratello nell’albergo che gestisce.
Come avrete intuito, i personaggi sono tutti solidamente traballanti.
Al riguardo, la regista Chiara Malta ci ha raccontato che durante la lavorazione della fiction, ha posto volutamente sotto la “camera” una pallina di spugna comprata presso i negozi cinesi, proprio perché per tutto il tempo si provasse quel senso di instabilità che trasuda da ciascun personaggio.
Tra l’alto la regia è molto raffinata ed in alcuni casi sfiora lo stile cinematografico, supportata da un’ottima colonna sonora.
“Antonia” è una nuova miniserie assolutamente da non perdere, soprattutto per chi avesse una vita precaria, in perenne scoperta di un “Senso” ed in questa contingenza fosse alla ricerca di qualche suggerimento cosmico da captare tramite la TV!
Parimenti per gli addetti ai lavori possiamo definirlo un ottimo prodotto audiovisivo che suggeriamo di seguire: buona visione!
Romina De Simone