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Fracassoni nei vicoli e delitto freccia, giudici: Scalco non agì per odio razziale

Delitto con arco e freccia: fiori lasciati presso vico Mele a Genova nel 2022 (foto d'archivio)

Evaristo Scalco, il maestro d’ascia abitante per lavoro nel Centro storico genovese, che la notte tra il primo e due novembre 2022 uccise con una freccia il peruviano Javier Alfredo Miranda Romero, secondo i giudici della Corte d’Assise di Genova ha agito come una sorta “di giustiziere, un uomo d’ordine” e non ha ucciso per “odio razziale”.

Anzi, appena ha capito di avere colpito il sudamericano mortalmente, e anche successivamente, “ha manifestato una forma di seria resipiscenza”. Perché è sceso in strada a soccorrere la vittima e poi ha inviato “rimesse di denaro agli eredi della vittima documentate dalla difesa come in atti e non contestate dai difensori delle parti civili interessate”.

In sostanza, il maestro d’ascia avrebbe agito perché esasperato dal troppo rumore e fracasso notturno che era costretto, come tanti altri residenti del Centro storico genovese che di giorno lavorano, a subìre ogni sera e notte. Ma si è pentito subito del gesto.

Queste, in sintesi, le motivazioni che hanno portato alla condanna, lo scorso gennaio, di Evaristo Scalco a 23 anni di reclusione. Secondo i giudici genovesi l’imputato, incensurato, non ha agito per odio razziale, ha mostrato pentimento e non merita l’ergastolo, anche se la pm Arianna Ciavattini aveva chiesto il carcere a vita e sostenuto che il lavoratore disturbato dai fracassoni avesse agito con l’aggravante dell’odio razziale.

Il peruviano, quella tragica notte, era uscito a festeggiare con un amico la nascita del figlio. I due si erano messi sotto la finestra dell’appartamento di Evaristo Scalco.

L’artigiano si era affacciato e aveva chiesto di fare meno rumore perché doveva dormire e andare a lavorare presto la mattina dopo.

A seguito del battibecco i due sudamericani, anziché scusarsi e andarsene, avevano risposto per le rime e allora il maestro aveva preso l’arco e scoccato la freccia centrando mortalmente la vittima.

In un primo tempo Evaristo Scalco non aveva nemmeno creduto che il peruviano fosse stato colpito, neppure mortalmente. Era quindi sceso in strada per soccorrerlo ed estrarre la freccia.

La vittima era arrivata in condizioni disperate in ospedale, dove poi era morto.