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Maxi inchiesta e i voti a Cavo: incontrati i riesini Testa ma non mi piacevano

Toti, Cavo (Nm): Altro che campo largo, in sit-in visione miope
La deputata genovese Ilaria Cavo e il governatore ligure Giovanni Toti (foto di repertorio fb)

La deputata genovese Ilaria Cavo (Lista Toti-Noi Moderati), che è stata sentita dagli inquirenti come persona informata sui fatti nell’ambito della maxi inchiesta per corruzione elettorale che ha portato agli arresti domiciliari il governatore ligure Giovanni Toti, ha parlato agli inquirenti anche sui fratelli Angelo Arturo e Italo Maurizio Testa (sospesi da Forza Italia), i quali sono indagati per un presunto voto di scambio aggravato dall’avere agevolato Cosa Nostra.

Per gli inquirenti i due gemelli, esponenti della comunità riesina a Genova, sarebbero stati i referenti del clan mafioso dei Cammarata e avrebbero convinto gli amici a votare il partito di Toti e i suoi candidati, tra cui la stessa Cavo, in cambio di posti di lavoro.

La parlamentare ha ammesso di averli conosciuti in un ristorante nei pressi di Bergamo mentre andava in settimana bianca. Si sarebbero offerti di aiutarla chiedendo a loro volta una mano per avere posti di lavoro “magari dentro Autostrade”.

La deputata genovese avrebbe riferito agli inquirenti che “nei mesi successivi si fecero troppo insistenti, si comportavano in una maniera che non mi piaceva affatto”.

Per questo avrebbe chiamato prima l’onorevole Alessandro Sorte, che avrebbe fatto da tramite, e poi avrebbe avvisato Giovanni Toti che quei due “non mi piacevano”.

Secondo quanto emerso da un’intercettazione, i due fratelli siciliani avrebbero raccontato come Toti li avesse presi sottobraccio durante un evento elettorale chiedendo di “aiutare comunque” Ilaria Cavo, visto che loro erano considerati “dei bulldozer” per raccogliere voti.