E’ durato quasi cinque ore l’esame di Giorgio Carozzi, il giornalista in pensione del quotidiano Il Secolo XIX e membro del comitato portuale in rappresentanza del Comune di Genova, che ieri è stato sentito a Palazzo di giustizia nell’ambito della maxi inchiesta su corruzione della Dda e della Procura della Repubblica che martedì 7 maggio ha portato agli arresti del governatore ligure Giovanni Toti (ai domiciliari), dell’imprenditore portuale Aldo Spinelli (ai domiciliari) e dell’ex presidente dell’Autorità portuale e attuale amministratore delegato di Iren (sospeso) Paolo Emilio Signorini (in carcere).
Considerato un super testimone, in particolare è stato sentito come persona informata dei fatti sulla vicenda della proroga a 30 anni della concessione del Terminal Rinfuse al gruppo Spinelli nel Porto di Genova.
Carozzi sarebbe stato inizialmente contrario, ma secondo la tesi della Procura, dopo avere subìto pressioni cambiò idea e votò a favore della concessione.
Prima di entrare nell’ufficio del pm Carozzi ha riferito: “Stupito dallo scandalo? Sono cinquant’anni che scrivo di porto figurarsi se mi sorprendo”.
Inoltre, secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, avrebbe riferito agli inquirenti di avere subìto pressioni per cambiare idea e votare a favore della proroga della concessione trentennale al gruppo Spinelli del Terminal Rinfuse. Carozzi pare abbia chiarito con dettagli la vicenda.
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