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Caso Toti, altra confusione su dichiarazioni. Superteste Carozzi: macché pressing

Giorgio Carozzi (foto di repertorio fb)

Altro “errorino” su dichiarazioni, punto a favore di Toti

“Ho votato in scienza e coscienza (sulla concessione del Terminal Rinfuse a Spinelli, ndr) in base a cinque considerazioni che ho fatto. Nessuno mi ha fatto pressioni, se c’è qualcun altro che le ha fatte a qualcuno non era un problema mio. Non posso dire nulla di quello che ho detto ai pm, dico che dagli atti emergono ricostruzioni approssimative”.

Lo ha dichiarato ieri il superteste Giorgio Carozzi, giornalista in pensione del quotidiano Il Secolo XIX e membro del comitato portuale in rappresentanza del Comune di Genova, che in mattinata era stato sentito come persona informata sui fatti dagli inquirenti nell’ambito della maxi inchiesta su corruzione elettorale che martedì 7 maggio ha portato agli arresti del governatore ligure Giovanni Toti (ai domiciliari), dell’imprenditore portuale Aldo Spinelli (ai domiciliari), dell’ex presidente dell’Autorità portuale e attuale amministratore delegato (sospeso) di Iren Paolo Emilio Signorini (in carcere).

Considerato un super testimone, in particolare è stato sentito come persona informata dei fatti sulla vicenda della proroga a 30 anni della concessione del Terminal Rinfuse al gruppo Spinelli nel Porto di Genova.

Secondo la tesi dei pm genovesi, Carozzi sarebbe stato inizialmente contrario, ma dopo avere subìto pressioni cambiò idea e votò a favore della concessione del Terminal Rinfuse a Spinelli. Un teorema che non è stato quindi confermato dal superteste.

Secondo quanto riportato ieri dall’agenzia Ansa, invece, Carozzi avrebbe riferito agli inquirenti di avere subìto pressioni per cambiare idea e votare a favore della proroga della concessione trentennale al gruppo Spinelli del Terminal Rinfuse. In seguito, la stessa agenzia Ansa ha diramato la dichiarazione di Carozzi.

Superteste Carozzi parla ai pm: pressing su concessione Terminal Rinfuse

Non è la prima volta che viene generata confusione sul caso Toti e su quanto realmente sta accadendo a Palazzo di Giustizia.

L’altro giorno i legali difensori di Roberto Spinelli, figlio di Aldo, hanno duramente smentito che il loro assistito abbia riferito ai pm genovesi che Toti chiedeva finanziamenti “illeciti”. Anzi, hanno precisato che la dichiarazione nell’ambito dell’interrogatorio dell’indagato si riferiva a “finanziamenti leciti”. Un “errorino” non da poco.

Inoltre, a Palazzo di Giustizia era successo un altro “errorino” quando, l’altra settimana, ai legali difensori di Aldo Spinelli non era stata inviata copia della convocazione del loro assistito per l’interrogatorio di garanzia, il quale era stato prelevato dalla sua abitazione a Genova Quarto ed era stato costretto a presentarsi da solo davanti alla gip Paola Faggioni.

Toti chiedeva finanziamenti illeciti anziché leciti: errorino nelle trascrizioni di Spinelli jr