Il governatore della Lombardia Attilio Fontana (Lega) oggi ha attaccato il teorema accusatorio della maxi inchiesta della Dda e della procura della Repubblica di Genova su corruzione elettorale, che martedì 7 maggio ha portato agli arresti domiciliari il collega ligure Giovanni Toti a un mese dalle elezioni europee e amministrative.
Fontana ha osservato che le contestazioni degli inquirenti appaiono “sempre meno comprensibili e sempre piu’ stiracchiate, sempre piu’ frutto di un’interpretazione piuttosto che di una concreta realtà”.
E ha definito gli arresti domiciliari una “misura bizzarra” per i tempi e per un reato contestato riferito a presunti fatti che risalgono al 2020-21: “Una pesca a strascico? Una espressione poco giuridica ma molto efficace” ha spiegato Fontana.
“Leggendo illegittimamente, come fanno tutti, le carte sui giornali – ha ribadito Fontana – mi sembra di capire che le contestazioni siano sempre meno comprensibili e sempre piu’ stiracchiate e sempre piu’ frutto di un’interpretazione piuttosto che di una concreta realtà.
Sono convinto che gli arresti domiciliari (per Toti, ndr) siano una misura bizzarra per un reato che presuntivamente si sarebbe iniziato nel 2020 e sarebbe proseguito nel 2021, con un provvedimento cautelare chiesto il 27 dicembre 2023 e arrivato a maggio 2024.
Diciamo che non la presenterei come tesi di laurea per rappresentare come funziona propriamente il procedimento giudiziario in Italia.
Anche perche’ uno si chiede ‘ma se tu sai che quel certo governatore sta commettendo un reato nel 2020 e poi sai che lo commette ancora nel 2021 o nel 2022 e lasci che lo commetta anche nel 2023!?’.
Beh a me risulta che ci sarebbe forse qualche dovere del pubblico ministero per impedire che il reato possa continuare ad essere perpetrato”.
Ci sono dei reati che non esistono e che non vengono perseguiti e ci sono invece dei reati che esistono e per consuetudine non vengono perseguiti. E’ una cosa curiosa. Dovremmo introdurre nel Codice di procedura il reato non perseguibile.
Pertanto, si torna al discorso di fondo: se non vogliamo che la politica venga finanziata dal pubblico o accettiamo che venga finanziata dal privato, ed e’ quindi normale che il privato finanzi chi ha idee e propone scelte piu’ affini alle sue sensibilita’, oppure lasciamo che la politica non possa essere finanziata neppure dal privato e allora la porta si apre ai ricchissimi. In tal caso io mi ritiro”.