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Il Nano Morgante | Candidati a vita

Il Nano Morgante | Candidati a vita
Il Nano Morgante | Candidati a vita

Nel BelPaese, qualcosa di in-spiegabile sospinge l’individuo a candidarsi, a proporsi per una qualsivoglia carica pubblica elettiva.

Questo inspiegabile qualcosa gli impone, una volta eletto, di adoprarsi in tutti i modi per garantirsi la carica a vita, sulla falsariga del sentimento dell’ “amore che desidera possedere il bene per sempre”, scomodando Platone.

Tale amore per il potere politico (mai combinato ad una onesta riflessione in termini di adeguatezza personale) avviluppa il candidato, inconfessabilmente inebriato della propria furberia, il cui esito gli ha procurato un ruolo socialmente riconoscibile & lo ha reso destinatario di privilegi vari.

In ragione di tale amore si presenta la candidite, forma di malattia epidemica a fronte della quale l’ individuo si spaccia da salvatore della patria e raddrizzatore di torti, con il fine di procurarsi una rendita di posizione burlando una platea di incauti elettori.

L’eletto, in preda ai postumi della candidite, riscopre in sé il nicciano senso di potenza, vuoi in ragione del consenso ottenuto, vuoi in ragione degli effetti materiali derivabili.

Ne è una eloquente dimostrazione, in qualsivoglia ricorrenza elettorale, l’ adunata di ri-candidati, che ri-correndo alla ri-elezione ottengono il proprio ri-suscitamento alla vita.

A parte la retorica che può perfettamente ribaltare sulla casta dei candidati-eletti la designazione brunettiana  precedentemente indirizzata ai dipendenti pubblici, ne esita un esercito di politici tendenzialmente auto-referenziati e assunti di fatto con contratti a tempo indeterminato.

D’altro canto, una società solipsista, in quanto tale, esclude l’ etica sottesa alla rappresentanza istituzionale e contempla l’idea pratica di interessarsi solo a se stesso e a coloro da cui derivare vantaggio.

Riepilogando, alla categoria dei candidati-a-vita è essenziale più che mai   la fiducia votiva del proprio elettorato, visto che é grazie alla sua scarsa memoria storica e alla pari capacità intuitiva che si garantisce la sopravvivenza. Massimiliano Barbin Bertorelli