Ritardo nell’apertura del buco dell’ozono sopra l’Antartide: Copernicus rileva un inizio tardivo nel 2024.
L’apertura del buco dell’ozono sopra il Polo Sud nel 2024 ha subito un ritardo rispetto agli anni precedenti secondo i dati del servizio europeo di monitoraggio atmosferico Copernicus.
Il fenomeno, che si verifica ogni anno durante la primavera dell’emisfero meridionale, è stato al centro delle discussioni nella Giornata internazionale per la conservazione dello strato di ozono.
Quest’ultimo rappresenta una protezione essenziale contro i pericolosi raggi ultravioletti solari e cosmici, noti per danneggiare il DNA umano e aumentare il rischio di tumori cutanei
In condizioni normali, il buco dell’ozono inizia a formarsi tra la metà e la fine di agosto, per poi richiudersi verso la fine di novembre.
Tuttavia, quest’anno lo sviluppo è iniziato in ritardo a causa di interruzioni del vortice polare, attribuire due episodi di riscaldamento stratosferico improvviso verificatisi a luglio. Questo cambiamento nei modelli di temperatura e vento nella stratosfera ha posticipato l’inizio del processo di riduzione dell’ozono.
Gli scienziati attribuiscono l’aumento del 2023 alle conseguenze dell’eruzione del vulcano Hunga Tonga del gennaio 2022.
Laurence Rouil, direttore del Servizio di monitoraggio dell’atmosfera Copernicus (Cams) presso il Centro europeo di previsioni meteo a medio termine (Ecmwf) ha così spiegato:
«I fattori che contribuiscono alla formazione del buco dell’ozono sono molti, dai vulcani ai cambiamenti climatici, ma nessuno ha un impatto tanto significativo quanto le sostanze chimiche antropogeniche».
Rouil ha anche sottolineato l’importanza del Protocollo di Montreal, che ha permesso allo strato di ozono di iniziare a riprendersi. “Nei prossimi quarant’anni possiamo aspettarci ulteriori segni di ripresa”.
Alcuni dati rilevati, e qui pubblicati, dalla Nasa:
Il 13 settembre l’area totale del buco dell’ozono era di 18,48 milioni di chilometri quadrati, più piccola rispetto agli ultimi anni per lo stesso periodo. I dati sono in linea con quelli del Noaa e della Nasa che segnalano per il 14 settembre un’area di 18,63 milioni di kmq.
Il dato è nettamente migliore rispetto allo scorso anno, quando il 16 settembre si era registrata un’area di 26 milioni di chilometri quadrati. Secondo gli scienziati l’aumento del 2023 era dovuto soprattutto alle conseguenze dell’esplosione il 15 gennaio 2022 del vulcano Hunga Tonga. ABov