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Orlando: non ho firmato il decreto sul rigassificatore a Vado Ligure

No rigassificatore Vado Ligure, proteste a Savona (foto di repertorio fb)

“Noto che il viceministro del Mit Edoardo Rixi, della Lega di Roberto Vannacci, con cui ieri sera a Loano si accompagnava assieme ad alcuni estremisti di destra, ha scelto la strada della menzogna per denigrare l’avversario e arriva a dire che avrei firmato il decreto sul rigassificatore a Vado Ligure”.

Lo ha dichiarato ieri l’ex ministro spezzino e candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Liguria  Andrea Orlando, in replica agli attacchi del segretario ligure del Carroccio.

“Rixi mi rimprovera di non prevedere il futuro – ha aggiunto Orlando – e cioè che da una clausola temporale prevista nel decreto, avrei dovuto prevedere che Giovanni Toti si sarebbe offerto di ospitare il rigassificatore decorso il termine. Da un viceministro della Repubblica ci si potrebbe aspettare di più”.

In ogni caso, Rixi si trova in buona compagnia di Bucci, ma quando vorrà finirla di mettere in giro menzogne, tentando disperatamente di sbianchettare Toti e il suo sistema sul Porto di Genova, sul quale lo stesso Rixi avrebbe dovuto vigilare anche se sembra fosse distratto da altro, saremmo lì ad ascoltarlo e pronti a confrontarci, anche se parte davvero male”.

“Andrea Orlando ora dice che non vuole il rigassificatore a Vado Ligure – aveva spiegato oggi il viceministro del Mit Edoardo Rixi – e, in parte, lo condivido perché il progetto è economicamente sconveniente, prima di tutto il resto. Però il decreto non l’ho firmato io, l’ha firmato lui. Come fa uno a firmare il decreto e in campagna elettorale dire il contrario?

Orlando dirà che nel decreto non si parla di Vado Ligure. E’ vero, ma c’è scritto che i rigassificatori si possono spostare dopo tre anni e l’unico che si sposta è quello di Piombino.

Orlando era l’unico che non sapeva che mettere quella clausola significava rischiare di spostare a Vado il rigassificatore di Piombino perché lo aveva chiesto il governatore della Regione Toscana, sennò non avrebbe consentito di fare l’impianto a Piombino, nel momento in cui era necessario per la fornitura energetica del Paese”.