“La situazione è estremamente complicata, ci sono combattimenti in corso, per la massima garanzia è bene che i cittadini italiani se ne vadano dal Libano”.
Lo ha riferito stasera il ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani. Il vicepremier ha citato in particolare le zone nel sud del Paese e la capitale Beirut.
Le truppe israeliane intorno alle 21 di oggi (ora italiana) sono entrate in Libano, coperte da raid aerei e spari di carri armati e artiglieria, che hanno colpito siti di Hezbollah. Al momento, hanno spiegato dall’Idf, per un’operazione “limitata” e volta a distruggere le infrastrutture militari dei terroristi.
Le truppe regolari libanesi si sono ritirate a 5 chilometri dal confine.
Ad annunciare ufficialmente per primi il passo avanti di Israele sono stati i responsabili del Dipartimento di Stato Usa dopo che Israele ha informato Washington delle sue intenzioni di sferrare l’attacco a Hezbollah anche da terra.
In serata i vertici dell’Idf hanno dichiarato “zona militare chiusa” le aree al confine di Metula, Misgav Am e Kfar Giladi, mentre sull’altro versante della Linea blu i peacekeeper dell’Unifil, tra cui ci sono un migliaio di italiani, sono stati “costretti” a fermare le attività di pattugliamento, come annunciato dalle Nazioni Unite.
Intanto, i vertici di Hezbollah hanno ostentato sicurezza. “Siamo pronti al corpo a corpo con i soldati israeliani se dovessero penetrare in Libano” ha avvertito il numero due del partito di Dio, Naim Qassem, assicurando che “Israele non riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi”.
Anche l’Iran ha giurato vendetta. “Il sangue del martire Nasrallah accelererà la caduta del regime di Israele e dei suoi leader” ha minacciato il generale Abdolrahim Mousavi, comandante in capo dell’esercito della Repubblica islamica. Tuttavia, il regime degli ayatollah ha già anticipato che non invierà suoi militari in Libano né a Gaza: “Le nazioni della regione, così come la resistenza in Libano e Palestina, hanno forza e capacità sufficienti per difendersi da sole”.