L’assemblea dei soci di Agroqualità, società di certificazione di RINA Services e del Sistema Camerale Italiano, ha approvato il cambio di denominazione sociale in RINA Agrifood. A partire dal primo ottobre, tutte le attività di certificazione nel settore agroalimentare saranno operate sotto il brand RINA.
Il piano strategico RINA al 2030
Il rebranding di Agroqualità in RINA Agrifood rientra nella strategia di rafforzamento del posizionamento nel mercato agroalimentare, in linea con il piano strategico RINA 2030. Questa scelta mira a offrire un pacchetto completo di servizi certificativi nel settore food, elevando la value proposition del brand. L’obiettivo è garantire standard di certificazione sempre più evoluti, arricchendo l’offerta con soluzioni digital e in ambito ESG, per rispondere alle esigenze di un mercato in continua evoluzione.
Digitalizzazione e innovazione nella certificazione agroalimentare
La transizione digitale rappresenta una sfida cruciale per RINA Agrifood, che ha già implementato nuove tecnologie come la blockchain per garantire la veridicità dei dati utilizzati nei processi certificativi. In quest’ottica, l’azienda ha creato un network di partner digitali per supportare la digitalizzazione dei processi di certificazione, permettendo ai clienti di integrare i propri sistemi informatici con le soluzioni proposte da RINA.
RINA Agrifood: crescita e leadership nel mercato della certificazione
Negli ultimi cinque anni, le attività di RINA Agrifood nel settore della certificazione agroalimentare hanno registrato una crescita significativa. Attualmente, l’azienda certifica oltre 3.100 aziende secondo gli standard volontari, e controlla 167 vini a indicazione geografica (DOCG, DOC, IGT) in nove regioni italiane. Questo rappresenta il 32% dei vini IG a livello nazionale.
Inoltre, RINA Agrifood controlla 70 prodotti DOP, IGP e STG, che costituiscono il 21% del totale dei prodotti DOP e IGP italiani. L’azienda è leader nella certificazione degli oli extravergine d’oliva DOP e IGP, con 20 oli controllati che rappresentano il 40% degli oli IG in Italia.