Ancor prima di imbattersi in oggettive disgrazie personali, l’individuo contemporaneo sperimenta il pessimismo soggettivo come modalità quotidiana.
Per coerenza, egli si di-mostra particolarmente vulnerabile dinanzi all’ informazione allertista, la cui sotto-funzione non casuale è quella di innescare forme d’ansia nella platea vasta, utili in varia misura all’effetto idiotismo.
Non a caso, la funerea prassi di questo modo informativo tende a dissuadere l’individuo da ogni eventuale sbruffo di pensiero critico e dall’ esuberanza civica quando non adotta il canone afflitto.
In forza della premessa, l’ informazione ufficial-mediatica è bellamente incentrata su aspetti allarmistici e concentrata nell’insinuare pre-occupazioni a profusione.
Ogni ambito sociale ne risulta pervaso, giacché l’ esistenza adulta, in più angosciata dalla percezione del tempo-che-passa e dalle anticipate avvisaglie di una spaventevole senilità, compone di sé un pensiero allarmato & atrofico, a conferma del paradosso “più le forme di vita vengono organizzate razionalmente, più si fragilizza la capacità di pensiero del singolo”, attingendo ad Hans Gadamer.
Viepiù, la celebrazione del progresso del primato antropocentrico rivela un pensiero sincronizzato su un’idea cronometrata di esistenza, quale altro motivo di ansia.
Ne sortisce un individuo usualmente incapace di accettare il naturale progressivo ridursi dell’orizzonte di possibilità, il cui agire lo rassomiglia ad una mosca chiusa in una bottiglia che non vede l’ insuperabile ostacolo rappresentato dal vetro.
In conclusivo addendum, il corredo pseudo-informativo derivante da un diffusione tattica di dati scientifici, testimonia della presenza di una consuetudine allarmante, simile a quella della pubblicità quando induce ad affrettarsi per acquistare una merce in perenne scadenza di promozione. Massimiliano Barbin Bertorelli