Faysal Rahaman, l’operaio di 23 anni originario del Bangladesh e residente a Genova, arrestato un anno fa dalla Digos con l’accusa di fare parte della organizzazione terroristica islamica pakistana Ttp, affiliata con i talebani afghani, “si è messo a disposizione dell’organizzazione terroristica”.
E’ quanto scrivono i giudici genovesi nelle motivazioni della sentenza di condanna di ieri, con rito abbreviato, a tre anni, un mese e 10 giorni.
Il giovane straniero, scrivono i giudici, ha aderito “pienamente alle finalità di eversione del sistema occidentale fino a dichiarare il proprio assenso al martirio e la propria disponibilità a raggiungere l’Afghanistan. Ha posto in essere condotte strumentali al consolidamento ed al rafforzamento dell’organizzazione secondo le modalità tipiche dove organizzazioni terroristiche”.
Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova, erano partite dopo che il fratello minorenne aveva portato a scuola disegni della moschea di Gerusalemme con un kalashnikov e la scritta ‘7 sky’.
Rahaman, secondo gli investigatori, si stava organizzando per lasciare l’Italia e aveva cercato informazioni su come poter viaggiare in Europa con la sola ricevuta della presentazione di rinnovo del permesso di soggiorno accompagnata da altro documento. Per l’accusa aveva divulgato e fatto propaganda di messaggi di matrice quaedista.
L’ipotesi degli inquirenti è che l’operaio volesse lasciare il nostro Paese per compiere attentati.
Gli investigatori avevano scoperto che si stava auto-addestrando per compiere atti di violenza o di sabotaggio di servizi pubblici essenziali, oltre a informarsi sull’uso del fucile mitragliatore AK-47 e sulle tecniche militari di combattimento.
In rete si faceva chiamare “Soldato di Dio”. Dopo l’espiazione della pena sarà espulso.