Una volta tanto possiamo dire che è stata fatta giustizia. Matteo Salvini non si è perso d’animo in tutti questi anni, ha lottato con coraggio e con orgoglio e alla fine ha vinto. Assoluzione piena perché il fatto non sussiste.
Salvini ha vinto e con lui ha vinto anche l’Italia e la Lega, che più di ogni altro partito ha fatto della politica della difesa dei nostri confini uno dei suoi obbiettivi.
Da oggi nessuno potrà più dire che è un crimine difendere il proprio Paese dall’immigrazione clandestina o irregolare.
Il leader della Lega porta a casa un risultato importante che certo lo rafforza, in una Lega che comunque dovrà presto discutere del suo futuro. Anzi, se guardiamo al recente congresso della Lega Lombarda, il dibattito interno al partito si è già iniziato, in attesa del congresso federale.
La difesa dell’identità nazionale, la direzione che Salvini ha impresso alla Lega, non va abbandonata, ma dovrà essere coniugata con la difesa delle autonomie territoriali, a partire dal Nord in cui la Lega ha le sue radici.
Tenere insieme questi due aspetti, l’identità nazionale e le differenze regionali, potrebbe essere, a mio avviso, l’obiettivo di una Lega nazionale delle autonomie: pronta alla difesa di un’Italia sovrana all’esterno e al contempo federo-regionale all’interno.
La Lega non sarebbe tale senza le sue radici , ma in un albero non ci sono quelle. In un albero ci sono rami più forti e rami meno forti.
Se sarà il caso, ci sarà quindi bisogno di qualche potatura. Prof. Paolo Becchi