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L’Associazione italiana per lo Studio del Glaucoma a Genova

L'Associazione italiana per lo Studio del Glaucoma a Genova
L'Associazione italiana per lo Studio del Glaucoma a Genova

L’Associazione italiana per lo Studio del Glaucoma a Genova, evento nell’ambito della World Glaucoma Week giovedì 13 marzo

L’Associazione italiana per lo Studio del Glaucoma a Genova alla presenza dei massimi studiosi nazionali e internazionali. Si tratta dell’evento più importante in Italia nell’ambito della World Glaucoma Week e una delle più significative nel mondo.
14 relatori internazionali, il gotha degli studiosi italiani. Prenderà il via giovedì 13 marzo , a Genova, l’ottavo Congresso internazionale dell’Associazione italiana per lo Studio del Glaucoma.
L’evento italiano, uno dei più importanti nel mondo a supporto della World Glaucoma Week, affronterà temi di stretta attualità: dalle sfide della ricerca alle opzioni chirurgiche, dalla nuova frontiera della neuroprotezione allo stato dell’arte della terapia medica, dai danni che comporta la patologia alle valutazioni strutturali.
Una disamina a 360 gradi, con un occhio all’aspetto culturale di un problema che interessa oltre un milione e 200mila italiani: “Un numero approssimativo -spiega il professor Stefano Miglior, ordinario di Malattie dell’apparato visivo presso la Bicocca di Milano e presidente dell’Associazione italiana per lo Studio del Glaucoma- perché è difficile stabilire il numero esatto delle persone colpite.
Molti infatti non sanno di esserlo, non sottoponendosi a controlli periodici del fondo oculare, della pressione dell’occhio e del campo visivo. Questa patologia purtroppo non dà sintomi e quando li dà è spesso troppo tardi. La visita presso uno specialista è allora l’unico modo per verificare se vi sono segni della malattia e procedere dunque a ulteriori accertamenti. Altre soluzioni sono del tutto inefficaci. Si dice che un’elevata pressione oculare possa dare un’indicazione abbastanza veritiera ma non è così. E anzi affidarsi a questo parametro potrebbe essere persino fuorviante”.
A fare gli onori di casa il professor Michele Iester, Ordinario di Malattie dell’apparato visivo presso l’Università del capoluogo ligure: “La pressione oculare elevata, la miopia, la bassa pressione arteriosa e la familiarità -ricorda- sono i più importanti fattori di rischio di questa patologia. Ma chi è miope o chi ha casi di glaucoma in famiglia è portato a farsi visitare da uno specialista perché sa di essere a rischio.
Il problema riguarda il resto della popolazione che invece sottovaluta il pericolo e non si sottopone ai dovuti controlli. Spesso, ci si reca dall’oculista quando si sbatte contro una porta o si cade a terra per effetto di un campo visivo che va riducendosi.
Ma, in questi casi, si arriva in ritardo e difficilmente si riesce a rallentare l’ulteriore evoluzione della malattia. Per questo occorre avviare una vera e propria campagna di sensibilizzazione per evitare conseguenze estreme come la cecità”.
Si stima che il 20/25% dei pazienti con glaucoma hanno una pressione oculare del tutto normale: “Questo vuol dire -continua il professor Miglior- che avere una pressione oculare inferiore a 21 non è motivo di sicurezza. Se ci si lascia condizionare da questo falso mito, si rischia che il soggetto, con una pressione normale, possa sentirsi fuori pericolo e magari decida di non farsi mai controllare da un oculista. Senza sapere che invece potrebbe già essere affetto dalla malattia o potrebbe svilupparla nel tempo. Test diagnostici adatti a operare un adeguato screening della popolazione non esistono e farsi esaminare, dai 40 anni in su, è l’unico modo per stare tranquilli. Ma di questo e di tanti altri temi parleremo, con i massimi studiosi nazionali e internazionali, nel corso dell’ottavo Congresso dell’Aisg in programma a Genova dal 13 al 15 marzo”.
La realtà è che la visita oculistica resta l’unico metodo efficace per rilevare in tempo il glaucoma e per poter mettere in atto tutte le possibili strategie terapeutiche atte a conservare un residuo funzionale adeguato a poter condurre una vita senza eccessivi problemi: “Il 4% della popolazione oltre i 40 anni -afferma il professor Luca Rossetti- ha una pressione oculare elevata senza avere però  alcun segno clinico della malattia e studi clinici, condotti sia in USA che in Europa, hanno evidenziato che solo il 10-15% di questi individui svilupperà un iniziale segno di glaucoma nell’arco di 5 anni dalla prima osservazione, e che pertanto solo una fetta di tali soggetti si avvantaggerà da una terapia ipotonizzante per prevenire lo sviluppo della malattia.
Si tratta tuttavia del gruppo caratterizzato dai fattori predittivi più rilevanti, quali i livelli pressori oculari particolarmente elevati e lo spessore corneale più sottile della norma, un parametro che non ha nulla a che vedere col glaucoma, ma che contribuisce in modo significativo a sottostimare il valore della pressione oculare che viene rilevata con la tonometria”.